Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 3
2 - 2010 mese di Dicembre
IL CONTESTO SOCIOCULTURALE
STORIA DELLA RIVISTA "FOGLI D'NFORMAZIONE"
di Paolo Tranchina, Maria Pia Teodori

Premessa

La rivista Fogli di Informazione nasce a Milano, nel 1969, figlia della contestazione e delle lotte antistituzionali, dall’incontro cioè tra il “Collettivo di intervento nelle istituzioni”, e l’èquipe dell’ospedale psichiatrico di Gorizia, allora diretto da Agostino Pirella.
Dopo Circa un anno di incontri, il gruppo, alla fine del 1970, inizia la pubblicazione di un bollettino ciclostilato. Ne seguiranno 13 numeri, fino al settembre 1972, quando esce il primo fascicolo a stampa, il N° 01, firmato da Vittorio Gregotti e Luca Petrella.
E’ la prima serie stampata, con la copertina marrone, di carta da pacchi, e il numero grosso, in alto a destra, che dura nove anni, fino al N° 70 nel 1980.
Ad essa seguono, dall’anno dopo la morte di Franco Basaglia, altri 116 numeri, fino al N° 205. E’ la seconda serie stampata, con il bordo superiore colorato e il labirinto in prima pagina, la grafica è di Giovani Troni.
Nel 1984 comincia la collana dei Fogli di Informazione, che da allora ha stampato 35 libri. La grafica è di Giovanni Anceschi.
L’editore è stato, fino al 2006, il Centro di Documentazione di Pistoia. Il nuovo editore è la DBA di Firenze, una associazione informatica no-profit. La nuova grafica è di Luca Marzi che ha elegantemente integrato le precedenti copertine.

La nascita dei Fogli di Informazione: Milano, Zurigo

Verso la fine dell’estate del 1969 frequentavo il secondo anno dell’Istituto Carl Gustav Jung di Zurigo, e dividevo il mio tempo tra la Svizzera e Milano, dove avevo cominciato a lavorare come analista privato e militavo in Lotta Continua. A ripensarci erano veramente formidabili quegli anni, come ha scritto Mario Capanna, sembrava praticamente che non ci fosse quasi bisogno di dormire, e che ognuno di noi fosse indispensabile, almeno in due o tre posti, sempre, contemporaneamente.
Con Zurigo avevo scelto di andare direttamente alle fonti di un sapere che mi affascinava, la psicologia analitica, lavorando con un gruppo di docenti molti dei quali erano stati diretti allievi di Carl Gustav Jung. Gli analisti dell’Istituto erano estremamente colti e attenti allo sviluppo di ogni singolo allievo, portando avanti una cultura capace di spaziare oltre il provincialismo, il bigottismo nostrani, approfondendo sistematicamente l’ermeneutica simbolica e trnrndo insieme l’universale e il particolare. Per questo è con profonda riconoscenza che ricordo Adolfo Guggenbuhel-Craig, Marie Louise Von Franz, Dieter Baumann, Dora Kalff, per non citare che alcuni dei docenti che hanno preceduto il successivo lavoro con Norman Elrod.
A Milano vivevo in una comune in cui c’era anche Mario Mariani, da poco entrato alla televisione come regista. L’atmosfera della casa era ricca e stimolante: politica, cinema, cultura, psicanalisi, e anche psichiatria alternativa, ovviamente. Avevo infatti letto “Che cos’è la psichiatria ?”, edito nel 1967 dall’Amministrazione Provinciale di Parma, curato da Franco Basaglia. “Quando ho finito a Zurigo, è con questi qui che voglio lavorare”, avevo pensato, per cui seguivo con attenzione l’evolversi delle esperienze alternative italiane.
Frequentavo anche il Centro di Piazza Sant’Ambrogio, dove Pierfrancesco Galli portava avanti il suo discorso antiaccademico di rottura con il monopolio della cultura analitica delle società di psicoanalisi. Era un ambiente ricco e stimolante, frequentato da giovani psichiatri e psicoterapeuti che il giovedì confluivano al Centro da tutto il Nord Italia per lavorare con Silvia Montefoschi, Enzo Codignola, Emanuele Gualandri, Giambattista Muraro, Giampaolo Lai, Berta Neumann, per fare l’analisi di gruppo con Enzo Morrone, seguire i seminari di Gaetano Benedetti e Joannes Cremerius.
In quella sede, avevo organizzato un gruppetto di giovani operatori appassionati che si riuniva cercando uno sbocco operativo alla loro voglia di cambiare il mondo.
Frequentavamo anche la casa di Giorgio Galli, dove confluivano intellettuali di diversa matrice e dove la psicoanalisi e la psicologia analitica incontravano la politica, la letteratura, la sociologia, la storia, sotto lo sguardo attento, ospitale, della padrona di casa: Anna Guerrieri. Eravamo poi in contatto, tra gli altri, con Tito Perlini, Mario Spinella, che aveva da poco fondato “Utopia”, Aldo Rovatti, giovani filosofi che facevano capo ad “Aut Aut”.

Londra, Edimburgo

Agli inizi di settembre del 1969, Mario Mariani ritorna dal Festival del Cinema di Venezia, con una notizia bomba. Ha conosciuto Franco Basaglia, hanno discusso a lungo di psichiatria e informazione, psichiatria e politica, di prospettive di comunicazione a largo raggio. Sembra che finora Basaglia abbia avuto una certa diffidenza rispetto ai media per la loro capacità di distorcere ogni messaggio. Con Mario però si sono piaciuti, per cui alla fine lo ha invitato a fare un film con lui sulle esperienze antipsichiatriche inglesi. Si deve infatti recare a Edimburgo per un congresso di psichiatria sociale, in cui verrà festeggiato Maxwell Jones, uno dei fondatori della comunità terapeutica, che lascia l’Inghilterra per tornare negli USA, il suo paese d’origine. Sulla via di Edimburgo, ed eventualmente anche al ritorno, Basaglia si fermerà a Londra, per riprendere le esperienze di Laing, Cooper, Kingsley Hall, il loro network.
Mario mi offre di accompagnarlo nel viaggio come interprete e parte per Londra con una equipe della TV. Due giorni dopo lo raggiungo. A Londra avevamo una base operativa da una signora che conosceva bene sia la situazione italiana che quella inglese. E’ stato lì che ho conosciuto Franco Basaglia, che scherzava in dialetto veneto sulla leadership, sul potere, sui miti, con un gusto infantile e arguto, prendendomi e prendendosi in giro
Da allora sono cominciate due settimane frenetiche. A Londra abbiamo intervistato il network del gruppo di Laing e Cooper: Sidey Briskin, Leon Redler, Roy Battersby, persone molto colte, appassionate, che credevano in quello che facevano. L’impressione era quella di un gruppo estremamente capace, critico, differenziato, che sapeva prendere in carico efficacemente la follia, anche se aveva propblemi di inserimento nelle strutture pubbliche.
Ronald Laing era una persona dall’intenso fascino e un profondo carisma. Con la sua sciarpa nera intorno al collo, gli occhi penetranti, una gestualità e una mimica allusive, ricordava un noto ritratto di Dickens giovane, i capelli lunghi ordinati. Nel suo interloquire, costruiva tesi su tesi, antitesi, fino a giungere a domande inequivocabili. Altre volte, invece, continuava ad aprire nuove frasi dipendenti fino a perderne il senso, la consequenzialità possibile, per ritrovarli poi, all’improvviso, da un dettaglio che sembrava dimenticato, con un “Ah, ah” liberatorio e arguto: l’intuizione, il nuovo punto di coscienza critica raggiunto, di cui lo stesso Laing gioiva, sembrando piacevolmente sorpreso.
Il suo studio era arredato con una semplicità che generava fiducia, un gusto che ispirava confidenza. Con lui, come con gli altri, Franco non lesinava domande, approfondimenti, specificazioni, anche se nel rapporto non cercava lo scontro. Si sentiva che stavano dalla stessa parte della barricata.
Al gruppo si era aggiunto Angel Fiasche, uno psicoanalista argentino e le verifiche con Franco si facevano sempre più raffinate, profonde, con Franco che puntava sempre dritto, intransigente, all’aspetto sociale, collettivo, istituzionale, che cercava di cogliere il senso politico delle esperienze, il loro valore collettivo, le ideologie implicite o esplicite che le caratterizzavano.
David Cooper ci ha ricevuto in una stanza estremamente confortevole, in cui ci si sentiva subito a proprio agio. La stanza, odorosa di incenso, aveva le pareti dorate e il pavimento, coperto di tappeti, era cosparso di cuscini di diversa forma e colore, con una delicata luce soffusa. Le risposte di Cooper erano precise, articolate, consequenziali. Non c’erano lacune nella sua costruzione del discorso, partiva da un punto e arrivava ad un altro, su tragitti logici, razionali.
Per entrare a Kingsley Hall, la prima casa famiglia della storia, credo, abbiamo chiesto, non solo formalmente, il permesso agli ospiti.
In fondo a una stanza, non molto illuminata, una bellissima ragazza alta, con lunghe trecce curate, accudiva con dolcezza un bambino. Tutta la situazione era molto semplice, modesta, al limite della povertà, ma non era mai sciatta. Abbiamo anche incontrato Mary Barnes, una donna dagli occhi sfavillanti, il volto forte, risoluto, che ha fatto per noi un bellissimo quadro. Un sole coloratissimo, a rilievo, giallo, rosso e arancione si stagliava nell'azzurro chiaro del cielo sopra l'azzurro carico, profondo, del mare.
Nonostante l'aspetto modesto, si respirava a Kingsley Hall un intenso senso di tranquillità, di accettazione, come di un posto dove si può stare in pace, ritrovare la pace con se stessi. Proprio un luogo “dove andare a ritrovare se stessi, in caso di bisogno", come ci aveva detto Cooper. Solo la casa di Dora Kalff, l'inventrice della terapia della sabbia, a Zollikon, vicino a Zurigo, mi ha dato un simile vissuto di accettazione.

Anche Franco era stato colpito dall'esperienza e discuteva animatamente delle sue possibilità di diffusione, di utilizzazione pratica. Riportava infatti ogni proposta terapeutica all'interno di tematiche istituzionali, politiche. La passione che ci metteva, il fatto di avere alle spalle l'esperienza di superamento del manicomio, tutto il ribollire di tematiche politiche, antistituzionali, di quegli anni in Italia, davano al suo discorso uno spessore critico, una incidenza concreta, che spesso mancavano ad altri. Per sentire meglio il polso della gente ha voluto anche che facessimo delle interviste agli hippies che bivaccavano a Piccadilly Circus, ad altre persone che frequentavano quell'ombelico del mondo. Microfono in mano, seguiti passo passo dalla telecamera, lui faceva le domande e io le traducevo: "Crede che la psichiatria abbia qualcosa di sociale?". "Ci sono rapporti tra psichiatria e politica?". "Cosa è la follia?". "Cosa è la normalità?".

A Edimburgo, al congresso di psichiatra sociale abbiamo trovato Franco molto in forma, abbiamo fatto molte interviste, a Jurgen Ruesch, ad americani, inglesi, non sembravano molto consapevoli dei rapporti tra psichiatria e politica, o almeno non quanto Franco che, però, non infieriva. Con Maxwell Jones è stato molto affettuoso, deferente, mi sembra proprio che lo considerasse un padre positivo, e anche Maxwell Jones gli parlava con affettuoso rispetto. Non a caso, infatti, Franco aveva voluto che uno dei suoi primi collaboratori di Gorizia, Lucio Schittar, facesse una lunga esperienza in Scozia.
Evidentemente Franco lo apprezzava molto, sentiva che la sua esperienza era stata molto importante per la deistituzionalizzazione in Italia, anche se insisteva, nella critica, sulla necessità di recupero di forza lavoro, dopo la guerra, che aveva determinato quelle esperienze di apertura e sul pericolo che si trasformassero in gabbie d'oro, se non si procedeva a creare strutture territoriali diffuse.
L'atmosfera del Dingleton Hospital, l'ospedale psichiatrico di Maxwell Jones a Melrose, in Scozia, a pochi chilometri da Edimburgo, era interessante e aperta al confronto. Oltre che sulla messa in questione delle gerarchie istituzionali, per creare una terapeuticità orizzontale, nel dibattito sull'apprendimento sociale si metteva molto l'accento sul problema emozionale, fondamentale per i nuovi rapporti terapeutici.

Su questi aspetti Maxwell Jones aveva giocato molto e un episodio successivo conferma la centralità della dimensione affettiva nei processi di apprendimento sociale. Qualche anno più tardi, nel 1976, ero con Agostino Pirella a Palo Alto, negli USA, al Mental Research Institute, per una verifica della situazione italiana e la presentazione dei primi risultati delle esperienze del Soteria Project, con Alma Menn e Loren Mosher. C'era anche Maxwell Jones, molto vivace e in forma. Come è noto, il progetto Soteria, ripreso in Europa da Luc Ciompi a Berna, si articola sulla gestione delle crisi di giovani psicotici in piccole comunità residenziali con personale addestrato di non professionisti. A Palo Alto, in una riunione a cui partecipava anche Jones, gli operatori del Soteria Project hanno illustrato la loro pratica, arricchendola con la proiezione di diapositive. Parlando dell'orario di lavoro hanno riferito che consisteva in 48 ore consecutive, seguite dai cinque giornate di libertà. Jones si è meravigliato di questi turni e ha chiesto come potevano gli operatori metabolizzare collettivamente le emozioni di particolari momenti, come potevano cioè mantenere una continuità affettiva, oltre che relazionale, se tutto il gruppo si rivedeva solo dopo cinque giorni. Gli operatori hanno glissato sull'argomento e Maxwell Jones dopo aver ribadito altre due volte la necessità di tempi minimi entro cui elaborare emozioni e comunicazioni, senza razionalizzarle, non ricevendo il debito ascolto se n'era andato.

Ripensandoci, il tema dell'affettività è sempre stato centrale nel pensiero di Basaglia, nelle sue pratiche, nella sua capacità di coinvolgere, indignarsi, implicarsi in prima persona.

A Melrose, in Scozia, comunque, avevamo avuto modo di visitare e di filmare anche alcune case famiglia fuori dall'Ospedale di Dingleton. Alcune simpatiche vecchiette erano state molto contente di mostrarci le loro casette linde e ordinate, offrendoci gentilmente il tè, per nulla intimorite dall'armamentario delle riprese. A differenza di Kinsgley Hall, che era promossa dal gruppo privato della Philadelphia Association, questa case famiglia erano una emanazione dell'ospedale, e le signore che le abitavano, il frutto di intensi processi di riabilitazione della lungodegenza.
Ero veramente felice di essere andato in Inghilterra. Avevo visto in prima persona alcune delle esperienze più avanzate nel nostro campo, alle quali, pur criticamente, le nostre esperienze si rifanno, godendo della irripetibile opportunità della costante critica radicale di Franco Basaglia, arricchita anche della dialettica del sistematico confronto psicanalitico con Angel Fiasche. Cosa potevo sperare di più?

La notte prima di lasciare Londra ho fatto un sogno.
Ero in una specie di cattedrale gotica dalle volte altissime e sottili, soffuse di una luce verde. Davanti all'altare mi inginocchiavo e Franco Basaglia con una spada, mi investiva cavaliere toccandomi, con la punta, le spalle e la testa.

Per il rapporto con i media, però, purtroppo, Basaglia non aveva avuto ragione. Non solo il film di Mario Mariani non è mai stato programmato in televisione, ma negli archivi della Rai-TV se ne sono perse addirittura le tracce. Tutto ciò che resta, oltre alle interviste pubblicate sulla "Maggioranza Deviante" (1), è un metro e mezzo di pellicola da 16 millimetri della ripresa di una mia intervista a Ronald Laing. L'avevo tenuta come souvenir, prendendola durante il montaggio della pellicola.

Gorizia

Tornato a Milano il rito di iniziazione londinese ha cominciato a sortire i suoi inevitabili effetti. Ho rafforzato il gruppo di riflessione critica tra psichiatri e analisti disponibili. Con Guido Medri e altri abbiamo contestato, cosa non semplice, Pierfrancesco Galli per certi aspetti della sua gestione del Centro di Piazza Sant'Ambrogio, ho cominciato la mia lunga marcia nelle istituzioni al Reparto Rigola del manicomio di Mombello.
A dicembre ero a Gorizia, due settimane di full immersion nelle dinamiche coinvolgenti e inaspettate di quell'ospedale, diretto allora da Agostino Pirella. Altri membri dell'equipe goriziana erano Domenico Casagrande, Vincenzo Pastore, Vieri Marzi, Nicoletta Goldschmidt, Ernesto Venturini.
Non è stato difficile innamorarmi di Gorizia, cogliere la novità assoluta del suo messaggio antistituzionale, partecipando quotidianamente a situazioni, atteggiamenti, risposte che rovesciavano punti di vista consolidati, paradigmi di rapporto HYPERLINK "http://apparentementeintoccabili.il"apparentemente intoccabili, il tutto alimentato dalla presenza stimolante, ricca dei pazienti, dalla attenzione critica, riflessiva, continua dell'équipe, le interazioni tra volontari, il giudizio analitico, articolato, di Agostino Pirella. Ho avuto modo di apprezzare la calma e la profonda saggezza della signora che dirigeva l'assemblea generale e che mandava avanti una piccola trattoria all' interno dell'ospedale, cosa che mi ha poi dato, quando lavoravo ad Arezzo, lo spunto per mettere su la tavola calda sul Colle del Pionta.(2)
Mi sono lasciato trasportare nella realtà di Grado, da Dosolina, una vecchia pescivendola che conosceva tutti. Mi aveva scelto durante un'assemblea nel reparto di Casagrande, con altre pazienti eravamo andati a trovare le sue amiche, la sua famiglia. Viaggiando, avevo scoperto il significato della frasca appesa lungo le strade. Erano mescite di vino. La cosa che mi aveva più colpito era stata però la capacità di gestione dell'equipe, l'acutezza nel decodificare la follia rispondendole senza colludere coi suoi aspetti regressivi, lo spessore dell'impegno terapeutico. In particolare, mi aveva impressionato la gestione di una giovane paziente: Bruna M.. La ragazza, che era stata dimessa, doveva iniziare il giorno dopo un lavoro a Trieste. Sin dalla mattina si era presentata in ospedale cominciando una serie di provocazioni, atti di rottura. All'azienda agricola aveva tirato una pala a Vieri Marzi, senza colpirlo, vicino alla portineria aveva tirato un flacone di medicine contro Vincenzo Pastore che era finito contro le vetrate. Prima di sera, entrata nella direzione di Pirella, aveva stracciato alcune lettere del suo tavolo. Il problema era di resistere alle sue provocazioni cercando di mitigare la sua ansia, senza colludere con la sua distruttività. Pensavo al setting, agli orari rigidi, e li confrontavo con la disponibilità di tutta una istituzione di continuare a gestire la crisi, senza reprimere, fino a che non si trovava una soluzione adeguata. Durante la riunione con i volontari che, a Gorizia aveva luogo tutte le sere, Bruna si era presentata, sempre in crisi, dicendo che voleva essere seguita da Pirella.
Pirella le aveva risposto con fermezza che poteva scegliere chiunque volesse nell'équipe, ma non lui. La sera tardi, infatti, ho visto Bruna che andava a dormire con una volontaria nello stesso albergo dove risiedevo, e, in seguito, ho saputo che le cose a Trieste erano andate bene.

Oltre all'insieme dell’ospedale e dell’èquipe, è stata specialmente la figura di Agostino che mi ha colpito, le sue capacità dialettiche, la ricchezza della sua cultura, l'incisività che lo portava immancabilmente alla radice delle contraddizioni. In particolare, mi aveva affascinato la sua coscienza politica, l'estrema raffinatezza delle sue analisi istituzionali, in grado di collegare il particolare al generale, e poi quel suo modo di pensare che, per ogni problema, lo portava prima a generalizzare, allineando situazioni, aspetti simili, per poi raggiungere improvvisamente la conclusione, confermando o contraddicendo, in modo indiscutibile, le tesi iniziali. Della sua disponibilità, della sua sensibilità empatica rispetto alle psicosi, avrei fatto esperienza ad Arezzo, nel lavoro di deistituzionalizzazione. Ad Arezzo la porta del suo studio era sempre aperta, il suo atteggiamento sempre disponibile all'ascolto. Anche se sapeva perfettamente come metterti di fronte alle tue responsabilità. Alcune volte veniva in un reparto in crisi e con la verifica rovesciava totalmente la situazione. Altre volte ci diceva: "Andate a discutere con gli infermieri finché non trovate qualcosa".

Prima di lasciare Gorizia, nel gennaio 1970, con Pirella abbiamo cercato qualcosa da fare insieme, per dare corpo ai nostri discorsi: un ponte tra Milano e Gorizia che continuasse, allargandolo, il nostro incontro, il rapporto affettivo, culturale, politico, che si era instaurato tra noi. I membri dell'equipe di Gorizia sarebbero venuti mensilmente alla Casa della Cultura di Milano, presentando la loro esperienza e discutendone collettivamente. Il gruppo informale di psichiatri, psicoterapeuti, volontari che avevo organizzato al Centro di Piazza S.Ambrogio, aveva finalmente trovato le persone giuste e stava accingendosi a diventare, trasformandosi profondamente, “Il Collettivo di Intervento nelle Istituzioni".
II Collettivo di Intervento nelle Istituzioni di Milano e i Fogli di Informazione ciclostilati
Le prime riunioni con i goriziani, nel 1970, che purtroppo non abbiamo registrato, sono state molto ricche, entusiasmanti. C'erano psicanalisti svizzeri, psichiatri, scrittori, operatori del Centro Nord, studenti, volontari. Tra gli altri ricordo lo psicanalista Bernard Rotschild, di Zurigo, lo scrittore Ottiero Ottieri. Il centro di discussione era Gorizia e le pratiche alternative, la deistituzionalizzazione, ma il discorso si allargava sul disagio psichico nei suoi rapporti col sociale, i rapporti tra tecnica e politica, psicanalisi e istituzioni.
Dalla fine del 1970 abbiamo cominciato a registrare le riunioni formalizzandole. Abbiamo iniziato a raccogliere l'elenco degli indirizzi dei partecipanti. Sono così nati i Fogli di Informazione ciclostilati, tredici numeri per circa 300 pagine. In ogni fascicolo, insieme al resoconto dell'ultima riunione, mettevamo uno o due articoli che costituivano l'argomento di discussione per la riunione successiva, di cui si indicava data e luogo. Sfogliando quelle pagine emerge una enorme ricchezza: la psichiatria in Vietnam, le carceri in Usa, la repressione in Sudamerica, si affiancano ad accesi dibattiti sulla situazione psichiatrica di Torino, Milano, Udine, Gorizia, Arezzo, Firenze, Napoli, ai nuclei essenziali della deistituzionalizzazione, della lotta contro l'esclusione, dibattiti sui centri di riabilitazione per gli handicappati, riflessioni sulla scuola media a tempo pieno, le classi differenziali, l'educazione antiautoritaria, interventi contro i licenziamenti al carcere minorile Beccaria di Milano, riflessioni sull'uso alternativo della psicoanalisi nella scuola, verifica del lavoro dell'analista nelle istituzioni psichiatriche, i prodromi delle dimissioni dell'equipe di Gorizia per l'impossibilità di allargare l'esperienza sul territorio, il ruolo dei partiti, del sindacato.

Ripercorrendo queste pagine ciclostilate sono stato sorpreso dalla loro pregnanza narrativa, dalla forza della critica, gli abbozzi di teorie, la freschezza delle nostre passioni. A volte traspare anche una certa ingenuità, cortocircuiti tra speranze e pratiche, semplificazioni, ma senza quella passione i manicomi continuerebbero a dettare legge, a fare scempio di identità, sofferenze, non avremmo mai scritto "Manicomio ultimo atto".(3) Eravamo ossessionati dai rapporti tra tecnica e politica, dalla paura che le nostre battaglie fossero riassorbite dal sistema, che fossero inutile riformismo. E come continuità, sostanza, c'era tutta una cultura alternativa che faticava ad affermarsi e cercava alleanze, riconoscimenti, i fondamenti teorici della propria identità. La riflessione sul potere in rapporto all'operatività possibile investiva sia i tecnici che occupavano i massimi livelli delle gerarchie psichiatriche, sia specialisti isolati e controcorrente, sia i volontari che operavano come potevano, dove potevano, con minimi livelli di potere.

In quegli anni, infatti, il gruppo di volontari che lavorava a Mombello, nome corrente che si dava all'OP Antonini di Limbiate, e in altri ospedali, si era molto rafforzato. A Mombello con una psichiatra che ci appoggiava, Zenaide Malavasi, cercavamo, tra l'altro, di opporci alle lobotomie, convincendo i parenti a non firmare il consenso scritto che era indispensabile perché si potesse fare l'intervento. Sostenevamo poi il lavoro di apertura che con fatica il dr. Orsi portava avanti nel suo reparto.
Al gruppo dei volontari di Mombello partecipava anche Cristina Lanni, compagna di Vittorio Gregotti. Spesso ci riunivamo a casa loro. È stato quindi naturale, quando abbiamo deciso di fare i Fogli di Informazione stampati, chiedere a Gregotti di disegnarci la copertina.

Anche in campo analitico, non mancavano fermenti. Francesco Ruffini, compagno di Silvia Montefoschi, discutendo con i suoi pazienti privati, era giunto alla conclusione che l'analisi non bastava, per cui aveva favorito la creazione di un piccolo centro dove i pazienti potevano incontrarsi tra di loro. Nei seminari di casistica, con Emanuele Gualandri, oltre che gli aspetti psicodinamici cercavamo di decifrare le componenti che potevano collegare struttura e sovrastruttura. Enzo Morpurgo aveva organizzato un ambulatorio psicanalitico gratuito nel quartiere di Niguarda. Pierfrancesco Galli e membri del PSIUP avevano lavorato a una ricerca per cercare di cogliere le motivazioni psicodinamiche profonde del qualunquismo.
Nel 1970, dopo l'VIlI congresso internazionale di psicoterapia - in cui i goriziani hanno avuto un ruolo importante (4) e anche io, presentato da Sergio Piro, ero intervenuto (5)- il Centro di Piazza S.Ambrogio aveva cessato la sua attività. Pierfrancesco Galli, infatti, aveva deciso di trasferirsi a Bologna. Coordinandoci, in dodici, Guido Medri, Mariella Loriga, Ciro Elia, Teresa Corsi e altri, (6) abbiamo fondato il Centro Studi di Psicologia Clinica e di Psicoterapia di via Alberto Da Giussano, di cui sono stato presidente dal 1970 al 1972. Il Centro era veramente, in quegli anni, un momento di riflessione alta e interdisciplinare. Oltre a Benedetti, Cremerius, Morrone anche Mauro Rostagno ci ha fatto dei seminari, e sistematicamente abbiamo approfondito la nostra cultura politica, facendo tesoro delle capacità di Mario Spinella. (7) Nel 1987 il Centro di Via Giussano si è trasformato in Associazione di Studi Psicanalitici, e attualmente, come scuola riconosciuta di psicoterapia, continua una intensa attività di formazione, pubblicando anche una interessante rivista..(8)

Intanto, nell'estate del 1971, Pirella si era spostato da Gorizia all'Ospedale psichiatrico di Arezzo, Basaglia era andato a dirigere l'ospedale psichiatrico di Trieste. I dibattiti del Collettivo di Intervento nelle Istituzioni, sempre estremamente vivaci, critici, si aprivano su orizzonti pratico-teorici nuovi, raccoglievano nuove sfide antistituzionali. Anche il numero di partecipanti si allargava, si differenziava, nuovi operatori come Gianfranco Pittini, Arcadio Erlicher, Fausto Matteini, Veniero Galvagni. Agostino Contini (9) si affiancavano ai goriziani, ai primi frequentatori come Giampaolo Guelfi, sempre particolarmente attivo, Enrico Pascal di Torino, Ponte di Genova, Simone Wender e Allegri di Pavia, Sergio Piro di Napoli, Alberto Parrini di Firenze, Milly Fumagalli e Dinni Cesoni, di Milano.(10)
Con alcuni di loro, Guelfi, Parrini, Piro, ecc., ci eravamo anche scontrati vivacemente con Diego Napolitani e il suo gruppo, contestando duramente le pretese egemoniche della psicoanalisi, e obbligandolo a diffondere a tutti i partecipanti al I seminario su ''psichiatria comunitaria e socioterapia" una nostra relazione " analisi sociopolitica delle istituzioni", discutendola in una apposita riunione. Dato, però, che Napolitani, molto democraticamente, non l'ha pubblicata negli atti del seminario, l'abbiamo pubblicata noi insieme ad altri documenti che criticano gli interventi di Fornari, Pagliarani, Perruzzotti, Resnik, Shiller, Charmet, ecc.(11)

Mi sembra quindi chiaro che il "Collettivo di Itervento nelle Istituzioni", nonostante l'organizzazione "debole", informale, era dotato di grande capacità di coinvolgimento, alleanze, incisività critica e operativa sugli obbiettivi che sceglieva di darsi e che perseguiva con efficacia. Come molti gruppi a quei tempi, era estremamente curioso, radicale, dotato di grande mobilità, e spirito di inventiva. Solo adesso, riflettendoci, mi sembra di cogliere questa sua estrema plasticità, questa capacità di lottare su tanti fronti aggregando interessi, ideali, affettività, e disaggregandosi, appena necessario, per ricostituire nuovi campi d'azione. Era proprio questa, credo, la nostra forza, questo “noi” collettivo estremamente sensibile e attento, etico, intransigente ma plastico, che, nonostante tutto, sembra continuare a trasmetterci energia, voglia di fare, se dopo quasi 40 anni siamo ancora qui a rifletterci.

Nell'estate del 1972, Giuliano Capecchi del Centro di Documentazione di Pistoia ci ha proposto di stampare il bollettino fino allora ciclostilato, dato che la domanda era aumentata.

I Fogli di Informazione stampati

Dal 1972 a oggi abbiamo stampato 186 numeri. Il lavoro al Centro di Documentazione è stato portato avanti in seguito da Giorgio Lima e Lucia Innocenti. Il carattere della rivista, per cui ogni numero era legato anche ad un dibattito, è continuato nella serie stampata, alternando però le riunioni tra Milano e Arezzo fino alla metà del 1974. Da allora (n. 16) le riunioni sono diventate itineranti in tutta Italia fino all'inizio del 1978 (n.44). Tra l'altro abbiamo discusso delle nuove facoltà di psicologia a Roma (n. 16), dei soggiorni estivi a Trieste (n.23-34) e a Firenze (n.35-36), della situazione psichiatrica di Napoli (n.25-26) e di Ferrara (n.27-28), di tossicodipendenze a Verona (n.30), di sessualità e condizione operaia a Terni (n.31-32), di servizi territoriali a Reggio Emilia (n.33-34) e a Settimo Torinese (n.35-36), di superamento dell'ospedale psichiatrico a Volterra (n.39-40), dei rapporti tra psichiatria e terremoto a Gemona (Udine), (n.41-42). Questi incontri hanno avuto molta importanza nel socializzare le conoscenze, verificare le contraddizioni da affrontare, confrontare pratiche e modelli di intervento. Insieme a tutta l'attività della rivista, hanno avuto anche un ruolo importante nel favorire la diffusione di Psichiatria Democratica e il suo impatto tecnico-politico..
Poi, col diffondersi del movimento organizzato, le sue scadenze, i momenti aggregativi, la riflessione teorica, i Fogli hanno abbandonato le riunioni. Il loro contributo di documentazione, riflessione critica, ricerca, è davanti agli occhi di tutti. Numero dopo numero i Fogli hanno puntualmente verificato l'applicazione della legge 180, i suoi successi, i suoi ritardi, denunciando prontamente ogni tentativo di snaturamento dei suoi contenuti fondamentali e battendosi attivamente contro tutti i tentativi di controriforma. Dall'ospedale psichiatrico al territorio, la documentazione puntuale delle pratiche si è arricchita di riflessioni teoriche, ricerche epidemiologiche In un'ottica spesso internazionale, il campo si è allargato alla psicologia, la psicoanalisi, (12) l'handicap, la prevenzione, (13) la nocività psichica sui luoghi di lavoro (14), l'etnopsichiatria (15) Anche le diverse strutture e modalità di intervento sono state sistematicamente indagate, Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, Ambulatori, Centri Diurni, Case famiglia, infanzia Nel l'elaborazione dei rapporti tra psichismo e contesto, soggettività e quotidianità, l'attenzione alla sofferenza, al disagio psichico individuale si è caratterizzata per la continua embricatura con l'analisi istituzionale, la storia, la politica, i diritti, la passione dell'impegno antistituzionale. Anche sull'infanzia e la scuola si è spesso ritornati. (16), sull’ospedale psichiatrici giudiziario (17)

Linee fondamentali della rivista

Possiamo così riassumere le linee fondamentali della rivista:
I ) Documentazione meticolosa delle pratiche nella loro complessità
2) Confronto sistematico con le tecniche, psicoanalisi terapia familiare, psicofarmaci. (18) E riflessione epistemologica sugli strumenti culturali usati, le possibili collusioni istituzionali.
3) Collegamento continuo tra istituzioni e società, tecnica e politica, cosa che, nel singolo caso concreto, significa cercare di collegare un comportamento, un sintomo, alla globalità della situazione istituzionale e sociale e non solo alla psicodinamica individuale.
Critica della scientificità degli strumenti e delle istituzioni in rapporto alle deleghe, ai processi di esclusione.
Collegamento tra comprensione e azione. Per cui, particolare attenzione alla quotidianità, alla convivenza, al gruppo, al fare collettivo, alla critica all’ergoterapia e quindi valiorizzazione del lavoro e impresa sociale, (19) autoaiuto e reti sociali.
Rigoroso, intransigente, atteggiamento etico che ha sempre cercato di porre al centro, col massimo rispetto, la dignità degli psichiatrizzati, degli esclusi, la loro soggettività.
Tentativo di approfondire sistematicamente i processi di riproduzione della normalità insieme a quelli della devianza, della follia.
Attraverso atteggiamenti di empatia allargata, l'identificazione con gli oppressi, la cultura dei Fogli si è incentrata sul paradigma dell'ultimo

In questo senso, particolarmente importanti sono stati i libri della collana dei Fogli, una invenzione che ha permesso di confezionare i testi ritenuti più importanti, sia come numero della rivista che come libro separato, con il semplice cambio di copertina.
Fondamentale è stata anche, negli anni, la collaborazione con Norman Elrod e il suo gruppo di Zurigo- Kreuzlinghen con cui abbiamo sviscerato in profondità i rapporti tra psicoanalisi e psichiatria democratica, con incontri, dibattiti, seminari, che sono stati tutti tradotti in tedesco e sono usciti in tre volumi per un totale di oltre 500 pagine, a cura di Hans Red. (20) Importante anche il lavoro del gruppo di Psicoterapia Concreta di Firenze che ha fatto corsi e incontri , riflettendo in particolare sul concetto di inconscio istituzionale, un ponte lanciato tra psicanalisi e pratiche di deistituzionalizzazione.
Come si può notare, i rapporti tra il movimento e la psicoanalisi sono ben più ricchi e articolati di quanto a volte non appaia. E ben lontani da semplici negazioni, dettate a volte dall’urgenza del fare.(21)
In questa sede non posso passare sotto silenzio l'enorme sforzo della redazione del "Portolano di psicologia", realizzato insieme a Enrico Salvi, Maria Pia Teodori, Sandra Rogialli (22) che ha sintetizzato in un volume la totalità delle tematiche essenziali delle pratiche alternative (130 autori, 111 articoli) arricchendole con quanto di più importante, vivo ha visto la luce in campo psichiatrico, psicoterapico, psicologico, psicanalitico. Il tutto corredato da poderosi indici analitici (oltre 2000 indicazioni bibliografiche) e da un thesaurus di termini controllati (1500 descrittori) che fa del libro una vera banca dati, in cui si può navigare a piacere. Non a caso Renato Piccione per la bibliografia ragionata dei vari argomenti del suo ricchissimo "Manuale di Psichiatria", (Bulzoni 1995) consiglia di utilizzare gli indici, le indicazioni bibliografiche del "Portolano". Su questi tragitti il lavoro dei Fogli si allinea su quanto di meglio va producendosi nel campo delle nuove epistemologie, filosofie, riflessione sulle nuove reti da costruire contro il liberismo, il mondialismo apparentemente vincenti. Restiamo sempre, più problema che soluzione, ma continuiamo a interrogarci, cercare, riflettere sulle diversità, le differenze.

II CD ROM dei "Fogli"

Per il convegno di Trieste del 1998 "Franco Basaglia: la comunità possibile" (20-24 Ottobre), abbiamo realizzato un CD rom che costituisce una banca dati consultabile in linea, una volta inserita nel computer. Sono quasi 2000 articoli, quasi tutti con l'abstract italiano, molti con abstract anche in inglese, tutti con le parole chiave (descrittori maggiori e minori, indicatori). Ho caricato anche i Fogli di Informazione Ciclostilati e il "Portolano", e il mio libro di Supervisioni: Un sagittario venuto male, Editrice Centro di Documentazione Pistoia, 1997, e qualche altro libro.(23)
Qualche dato: a domanda la banca dati risponde : Deistituzionalizzazione: 209 articoli; Strutture intermedie: 103; Diritto e Psichiatria: 50: Psicoterapia: 174: Psicoterapia delle Psicosi: 72; Aziendalizzazione: 8; Stato sociale: 17; Valutazione: 29; Formazione: 66; Ospedale psichiatrico: 362; Crisi psicotica: 42; Centro salute mentale: 68; Donna: 70; Centro salute mentale e Donna: 7; Psicofarmaci: 70; Riabilitazione: 380; Lungodegenza: 87; Riabilitazione della Lungodegenza: 41; OP Arezzo: 66; Trieste: 82; Ferrara: 16; Napoli: 32; Basaglia Franco: 28; Freud Sigmund :34.
Da sottolineare anche il fatto che il CD contiene un thesaurus di termini controllati e rappresenta, credo, la prima esperienza informatizzata nel nostro campo.

Ultimi sviluppi

Nel 2006 si conclusa la lunga collaborazione con il Centro di Documentazione di Pistoia. Il nuovo editore è la DBA di Firenze, una struttura informatica no-profit, che, tra le altre cose, ha distribuito ISIS, il sistema informatico gratuito dell’Unesco, ai paesi in via di sviluppo. La nuova serie dei Fogli d'Informazione ha una nuova veste tipografica ideata da Luca Marzi, e, particolare divertente, il documento del Tribunale di Firenze che ne autorizza la pubblicazione porta una data storica per noi: il 13 maggio, la data di promulgazione della legge 180.

Le cifre della nostra iniziativa parlano chiaro. Non si può scrivere la storia della nuova psichiatria italiana senza passare attraverso questi quaranta anni di documentazione, dibattiti, riflessione teorica sulle pratiche, confronto interdisciplinare, caparbia difesa della legge 180 da tutti gli attacchi che le sono stati mossi, ma anche critica costante alle sue carenze e contraddizioni. L'esercizio del pensiero critico, la frequentazione delle utopie, sono state la nostra stella polare, insieme al costante confronto con le ideologie. Anche la strategia culturale della rivista è stata lineare: lavorare sul paradigma dell'ultimo, coniugando tecnica e politica, epistemologia e vita.

Adesso il quadro sta cambiando sotto i nostri occhi, si fa strada una illegalità diffusa che mette al primo posto individualismi sfrenati e gruppi di potere fuori da ogni controllo democratico, insieme a interessi planetari di parte difficilmente contrastabili persino da singole nazionalità, etnie. Poderose spinte vengono avanti dalle situazioni più povere che chiedono il diritto a esistere, vivere, produrre, dopo secoli di incontrastate, selvagge devastazioni, saccheggi planetari.

La crisi della politica sembra richiedere come indispensabile la partecipazione, il protagonismo dei cittadini, degli utenti come unica alternativa al degrado comune.

In questa ottica i Fogli intendono continuare a coniugare opposti inconciliabili come aziendalizzazione e umanesimo, burocratismo e rapporto interpersonale, soggettività e politica, valorizzando il forte contributo dei nuovi soggetti, utenti, familiari, impresa sociale, ma anche gli strumenti emergenti che vanno affinando le loro capacità di valutazione.

Intendiamo continuare ad approfondire gli aspetti teorici degli insiemi che caratterizzano le nostre pratiche: assoluto rispetto della soggettività dell'altro, valore del gruppo come terapeuta, ma anche della vita, dell'arte, della quotidianità, della partecipazione. E' indispensabile valorizzare un patrimonio psicologico, esistenziale, culturale ricco di alti saperi istituzionali e antistituzionali, di conoscenze terapeutiche individuali, gruppali, sociali che ci permette, unica nazione al mondo, di gestire tutta la salute mentale senza il manicomio.

Da qui la richiesta a tutti di un impegno culturale, che sta esprimendosi col largo interesse, per il Portolano Digitale di Salute Mentale, (24) costituito da una serie di articoli che stimo affinando e arricchendo, e che presto, con la DBA, metteremo in linea su Internet. Il rilancio dei Fogli necessità però anche del sostegno concreto attraverso gli abbonamenti, per continuare a mantenere la nostra caparbia indipendenza economica.
I Fogli sono stati insomma, come ha sostenuto Sandra Rogialli nel dibattito a Palazzo Vecchio, a Firenze, per il trentennale della loro fondazione, una specie di network, rete di comunicazione, Internet degli anni '70-'80. Come tali, il loro ruolo è stato insostituibile per tenere insieme e rafforzare il movimento, scambiare notizie, informazioni, affetti, fare verifiche, progetti, inventare utopie. Come custodi della nostra memoria, dei nostri tragitti pratico-teorici, essi sono un pezzo importante della nostra storia a cui tornare, su cui soffermarci, riflettere in profondità per ripartire

L’ultimo numero

E’ in stampa il N° 3-4 della nuova serie un fascicolo monografico a cura di Mario Serrano e Pino Pini, intitolato: Facciamo finta che… operatori, familiari, utenti contro lo stigma: una ricerca, Editore DBA Firenze, pagine 112, Euro 18.
Questo libro illustra alcune delle azioni contro lo stigma attivate nella provincia di Livorno dal DSM e dalle associazioni degli utenti e dei familiari. Vengono esplorati i limiti delle tradizionali strategie di contrasto dello stigma basate solamente sul contrasto “razionalista” dei pregiudizi. Si sviluppa una riflessione sulle pratiche a partire da alcuni temi: la costruzione di nuovi soggetti collettivi nella produzione di azioni comunitarie; il senso del lavoro di promozione dei servizi della Riforma; il ruolo degli operatori, degli utenti e dei familiari nella riproduzione del pregiudizio. Viene presentata per la prima volta una ricerca condotta dagli utenti: si tratta di una ricerca empirica, frutto di un “lavoro sul campo” portato avanti da 12 intervistatori utenti che sono riusciti a coinvolgere 1.025 cittadini in interviste strutturate. Il racconto di questa esperienza, iniziata a Livorno città nel 2003 e poi replicata in tutta la provincia nel 2007, vuole esplicitare un modello in cui gli stigmatizzati diventano attori della riduzione dello stigma attraverso una complessa azione sociale fatta di momenti più tradizionali di “protesta e denuncia” della discriminazione e da pratiche fortemente innovative di produzione di senso, di empowerment e di inclusione. In questa strategia diventano così centrali tanto le nuove pratiche di ridefinizione delle etichette che i progetti collettivi di costruzione di nuove professionalità.

POSTSCRIPTUM

Ritengo utile concludere questo intervento con il postscriptum al testo di Serrano e Pini, scritto in collaborazione con Mari Pia Teodori.
A pochi mesi dal trentennale della legge 180, che i Fogli d’Informazione celebreranno con un numero speciale: 180 XXX Anno, al quae stiamo lavorando intensamente, questo testo rappresenta un momento alto di maturità e di sintesi del movimento che dalla chiusura dei manicomi ha investito il territorio con interventi sempre più efficaci e partecipati, dalla istituzione negata alle istituzioni inventate. Protagonisti 12 utenti che, addestrati all’eccellenza dall’Università, intervistano mille persone lavorando sullo stigma e, approfondendolo, ne minano i lineamenti, ne intaccano lo spessore, la coriacea immutabilità normativa, insieme alla propria sofferenza psichica. Il loro rapportarsi con gli altri li cambia e cambia il mondo, insieme agli operatori, i familiari, le istanze istituzionali di base. Ricerca, terapia, realtà sociale camminano insieme, lavoro e partecipazione inventano modi nuovi di interagire, trasformare. Anche essere e conoscere si declinano con lo stesso segno, soggettività e oggettività inventano alfabeti sconosciuti, elaborano creativamente lo spazio delle interviste, fondano l’incontro con l’altro su nuove basi concrete, simboliche, relazionali. Il numero, così, cambia di segno, l’epidemiologia veste l’abito delle pratiche, si sostanzia di emozioni sconosciute, si fa terapia. Ma è la vita allora che incontra la trasformazione; la vita - nella sua imprevedibilità, ricchezza, sofferenza - si fa medico e malato, anima e mondo, ascolto e pratica di cambiamento. Nessuno può pretendere di imprimere il proprio marchio sulla parola giusta, attribuirsi i meriti della terapia, parlare in nome dell’altro. Scienza e quotidianità si iscrivono nello stesso linguaggio, rischio del rapporto e conseguimento di risultati misurabili sono parte della stessa metafora. Nascono nuove relazioni tra realtà e fantasma, atto e rappresentazione, vissuti e dicibilità, creando imprevedibili intarsi tra epidemiologia e epistemologia, cioè tra numero e rappresentabilità del reale, quantità e pensabilità.
Ma non stiamo parlando della legge 180? Di questo dinamico insieme di pratiche, conoscenze, capacità trasformative – scienza e esperienza – che cerca continuamente di cambiare il reale, il simbolico, l’immaginario, interrogando la follia e la norma, l’antinorma? Perché in fondo è proprio questo uno dei segreti del movimento: saper coniugare le più raffinate conoscenze scientifiche con la quotidianità, la vita, tra le gente, con la gente. Cercando di riflettere sui propri errori, le contraddizioni, senza rivestirle – quando è possibile – di ideologie sempre nuove, delle scintillanti divise dell’ultimo ritrovato tecnico, o delle perle da bancherella dell’ultima moda psy.
Per fortuna, insieme alla follia, è la vita che continuamente si afferma e sfugge a ogni pretesa di definizione ultima, senza appello, inseguita dal linguaggio, la storia, il potere. La vita con la dolcezza dell’incontro che nessuna parola può definire, il gelo pungente dell’angoscia, l’abisso delle solitudini, il senso perduto e ritrovato, lo spessore dell’etica, la missione, la disperazione e la speranza, l’amore, l’irrompere travolgente del sacro, della perdizione.
E la politica? Tutto questo è politica. E proprio di questo abbiamo parlato, di questi 12 giovani amici sulla strada della conoscenza, dello sguardo, l’ansia, l’amore dei loro genitori, dell’impegno duro, presente, continuato degli operatori, degli amministratori, della dimensione affettiva del nostro lavoro. Ma non è proprio questo che rende possibile l’impossibile? La sfida continua dell’utopia al sociale? L’irreale che dialoga col reale?

Firenze 7 marzo 2008

INDIRIZZI dei FOGLI D'INFORMAZIONE

Direzione: Paolo Tranchina,
Viale don Minzioni 29, 59129 Firenze tel. 055/570842 e-mail: HYPERLINK "mailto:tranteo@cosmos.it"tranteo@cosmos.it
Editore: DBA Associazione, Via Santucci 1 50127 Firenze tel. (39) 055/435777 fax 055/4376833 e-mail: HYPERLINK "mailto:fogli@dba.it"fogli@dba.it

Abbonamento, 4 numeri, Privati E. 30, Istituzioni E. 60, Sostenitore !00
Abbonamenti esteri E. 60

Da inviare sul CCP 81552713 intestato a DBA Firenze
oppure attraverso banca:

IBAN IT 44 0 07601 02800 000081552713 CODICE BIC SWIFT BPPIITRRXXX


Note

1) Vedi: Franco Basaglia, Franca Ongaro Basaglia, Paolo Tranchina, Mario Mariani : L'impossibile strategia, in: F. Basaglia, F. Ongaro Basaglia : La maggioranza deviante: l'ideologia del controllo sociale totale, Einaudi, Torino, 1971, pag. 103-129.
Vedi P. Tranchina: La tavola calda, un momento antistituzionale di coinvolgimento collettivo, Fogli di Informazione, N° 14 , 1974 p. 215-220
Vedi P. Tranchina, M. P. Teodori: Manicomio Ultimo Atto: bilanci, rischi, prospettive della chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici in Italia, Editrice Centro di Documentazione, Pistoia 1996
Vedi: Relazione del gruppo dell'Ospedale Psichiatrico di Gorizia, in: Pierfrancesco. Galli (a cura): Psicoterapia e scienze umane: Atti dell ' VIlI congresso internazionale di psicoterapia, Feltrinelli, Milano 1973 p. 161-184

5) Vedi: P. Tranchina: Il potere in psicoterapia. "Fogli di Informazione" N° 7, 1973, p.247-252
6) Gli altri membri erano: Marina Saviotti, Almachiara Dusi, Lilia D'Alfonso, Alfonso D'Alfonso, Giuseppe Miccolis, Annamaria Fabbrichesi. Cecilia Morosini.
7) Vedi, per esempio l'interessante dibattito con Mario Spinella, Norman Elrod, Giovanni Jervis, ecc. sul problema della soggettività, rispetto alla classe in Marx. In: A A VV: Resoconto dell'ultima riunione, Milano 7 ottobre 1972, "Fogli di Informazione" N: 2 , p.44-62 1972
8) L'Associazione di Studi Psicoanalitici, pubblica la rivista "Quaderni dell'Associazione di
Studi Psicoanalitici", che, dal 1986 ha preso il nome di "Settino”.

10) Vorrei ricordare anche Carmine Munizza, Bruno Valente, Silvana Appiano, Germana Massucco, Vittorio Leone, Corino, di Torino, Pietro Calella, Franca Oneto, Paolo Pesce di Arezzo, Paola Spazzali Forti, Michele Dean, di Milano, Calzi, Giovannini, Briante, Giuseppe Raponi, Luigi Tavolaccini, Stefano Mistura, Greco, Giombelli, Aldo Sola, Mollica, Parlato.

11) Vedi: Guelfi, Parrini, Tranchina e altri: La coda di paglia, psicoanalisi e ideologia, Centro di Documentazione, Pistoia . 1970. Del gruppo facevano parte, tra gli altri, anche Aldo D'arco, Piero De Luca, Milly Fumagalli, Giuseppe Giannoni, Vito Guidi, Cesare Micheli, Franca Oneto, Giorgina Raiser, Enzo Rognoni.
Il testo da cui la nostra relazione è stata esclusa, intitolato "Psichiatria comunitaria e socioterapia"
comprendeva interventi di: Paolo Ferraresi, Franco Fornari, Sydney Klein, Piero Leonardi, Thomas Main, Diego Napolitani, Gino Pagliarani, Renzo Perruzzotti, Gustavo Charmet, Paul Racamier, Salomon Resnik, Elena Schiller, Francois Tosquelles, ed è stato pubblicato, per i tipi di Minerva psichiatrica e psicologica, dal Gruppo di ricerca Omega.

12) I Fogli hanno ripetutamente dibattuto le problematiche psicoanalitiche, sin dal primo numero conun articolo dedicato alla prassi analitica di Norman Elrod di Zurigo. Oltre a tutti gli interventi del gruppo dell’Istituto psicoanalitico di Zurigo, vedi, tra l'altro. Tranchina P. (1973): Il potere in psicoterapia, FDI ? 7 p. 247-253 ; Tranchina P. (1974): Un nuovo ruolo tra medicina e psicoanalisi, FDI ?16 p.376-380 ; Tranchina P. (1975): Tranchina P. (1976): Il congresso di psicoanalisi e istituzioni, un'occasione perduta, FDI ?33-34 p. 384-395 ; Tranchina P. (19789 Psicoanalisi e proletariato. FDI ?44 p. 32-41 ; Anepeta L. (1978): Profondo Rosso, ovvero l'ideologia del codice genetico, FDI ? 46-47-48 p.224-227 ; Risso M. (1978):Psicoterapia analitica e psicoterapia familiare, FDI ? 51 -52 p.403-405 ; Tranchina P. ( 1984): La politica della terapia dal transfert individuale al progetto del servizio, FDI ? 99 p. 73-79 ; Pirella A. (1981) Genealogia delle psicoterapie delle psicosi, FDI ?142 p.9-27 ; Ragazzi M. (1993): La questione del desiderio in Freud e Lacan, FDI ? 151 p. 18-33 ; Confederazione svizzera delle scuole di psicoterapia. Associazione svizzera degli psicoterapeuti (1993): Carta della formazione in psicoterapia, FDI ? 160 p.26-49 ; Tranchina P. Teodori M.P. (1997): Psicoanalisi e Psichiatria Democratica oltre la chiusura definitiva degli Ospedali psichiatrici, FDI ? 171 p. 14-30. Vedi anche: Il dopo-psicoanalisi, in Tranchina, Salvi, Teodori, Rogialli ( 1994) Portolano di psicologia Centro di documentazioe di Pistoia p.369-37; Teodori M.P. ( 1994): Le terapie femministe, ibidem ( 1994) p.471-474.Vedi infine: P. Tranchina:Il segreto delle pallottole d’argento, psicoterapia, servizio pubblico, psicosi; Psicoanalista senza muri, diario da una istituzione negata Ed. Centro di Documentazione, Pistoia 1984 e 1989 , e infine: Norman Elrod:Psichiatria Democratica, psicoterapia psicoanalitica, psichiatria della prima infanzia, Fogli D’informazione N° 1, terza serie, 2007 pag.34-46

13) Sulla prevenzione Vedi: Slavich A. (1973): La prevenzione dell'esclusione come programma di igiene mentale, FDI ?4 p. 1-8 ; Slavich A. (1983) Prevenzione dell'esclusione prima che della malattia, FDO ? 6 p. 163-165, 174-175 ; Cuminetti G., e altri (1976): La prevenzione, appunti per una discussione FDI ?33-34 p. 344-346 ; Maccacaro G.A. (1977): Non c'è prevenzione senza partecipazione, FDI ?35-36 p. 39-43 ; Consiglio di fabbrica Benelli Meccanica, Firenze (1977): MAC e nocività industriale, FDI ?41-42 p.278-284 ; Risso M. (1978): Sull'ideologia della prevenzione primaria in psichiatria, FDI ? 50 p.353-356 ; Roteili F. (1981): La legge di riforma: prevenzione e partecipazione, FDI ?71-72 p. 5-10 ; Magelli L.,Giacomini C. ( 1985): Intervento a nome del "Coordinamento nazionale degli operatori dei servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro, FDI ? 109 p. 29-32 ; Piccione R. e altri ( 1992): Della necessità di ragionare in termini preventivi, FDI ?157 p.92-108 ; Piccione R. (1996): La prevenzione come superamento della saturazione dei servizi e della cronicità FDI ? 170 p. 157-161 ; Cerretini M. (1994): I lavoratori e le nuove tecnologie produttive, in Tranchina, Salvi, Teodori, Rogialli ( 1994) p. 179-181 ; Cesoni D.. Genchi M. (2000): La partecipazione: qualità di uno stile di lavoro, FDI ? 184 p.38-43 : Associazione Onlus "Prevenzione e Salute Mentale" (2000): Documento programmatico, FDI ?184 p. 107-110.

14) Sulla nocività da lavoro, nocività psichica vedi: Consiglio di Fabbrica Benelli Meccanica. Firenze. Cerretini M. (1977): Mac e nocività industriale, FDI ? 41-42 p. 278-284 : Cerretini M. e altri ( 1978): Ruolo dello psicologo: ipotesi di intervento nella piccola azienda. FDI ?45 p. 106-I 12 : Petrucci F. ( 1987): I colletti di vetro, ricerche sulla nocività da videoterminale in banca. FDI ? 125 p. 1-23 ; Cerretini M., Dondoli M. (1992): Vent'anni dopo...Le nuove patologie da lavoro, FDI ? 157 p.203-209 ; Cerretini M. (1994): I lavoratori e le nuove tecnologie produttive , in: Tranchina, Salvi, Teodori, Rogialli: Portolano di Psicologia, Editrice Centro di Documentazione di Pistopia (1994) p. 179-181

15) Sulla psichiatria transculturale, l'etnopsichiatria, vedi: Winkler R. (1972): Psichiatria americana in Vietnam del Sud, FDI ? 1 p. 35-37 ; Venturini E. (1981): La psichiatria istituzionale in Mozambico, FDI ? 71-72 p.35-48 ; Venturini E. e Atti S. (1982): Aro e Fann, La psichiatria comunitaria in Africa, FDI 81-82 p. 153-156 ; Beneduce R. (1991): Cura e malattia nelle società tradizionali, FDI ? 151 p.21-30; Inglese S., Cardamone G. (1996) Psichiatria e attività culturali La questione dell'immigrazione, FDI 168 p. 15-27

16) Sui problemi dell'infanzia vedi: - AA VV: Dibattito sulla scuola media D. Birago di Milano. Riunione della rivista FDI 5/6/1971, in: Tranchina, Pirella: Matrici CDP 2000 (FDI N°186) p.153-167; AA VV: Inchiesta sull’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Milano) FDI N°11, 1974 p.1-16; AA VV: Contro l’uso capitalistico della scuola FDI N° 7, 1973 Numero Monografico;
AA VV: Dibattito sulla scuola. Riunione dei FDI Milano 8/9/73 FDI N°10, 1973 p 422-448;
AA VV: Dibattito sulla scuola, Riunione dei FDI Arezzo 9/6/1973 FDI N° 9, 1973 p.358-376;
AA VV: Infanzia e.... Fogli di Informazione N° 56 1979 Numero monografico

17) Sull’ospedale psichiatrico giudiziario vedi: Franco Scarpa (a cura): Psichiatria slegata, L’ospedale psichiatrico giudiziario tra custodia e percorsi di salute, Montelupo fiorentino 10 maggio 2003, Ed Centro di Documentazione, Pistoia, 2004

18) Per gli psicofarmaci, vedi: Tranchina: Psicosi e psicofarmaci FDf ?57-58 p. 289-302 ; Giuseppina Gabriele (a cura): Farmaci e Salute Mentale, collana dei Fogli di Informazione N° 33, 2005 Centro di Documentazione di Pistoia

19) Su ergoterapia impresa sociale vedi: Zadini A., Debernardi A. (1974): Appunti sul problema del lavoro degli internati in un OP in trasformazione FDI ?17 p. 401-414 ; Damiani L. e altri (1974): Contraddizioni e prospettive dio uno strumento di emancipazione. La cooperativa dei lavoratori uniti dell'OPdi Trieste, FDI ? 17 p. 415-421 ; Bondioli C. (1974): L'ergoterapia, FDI ? 17 p.440-441 ; Gaglio A., Sarli V. ( 1975): L'ergoterapia contro il diritto al lavoro e il salario, FDI ?20 p. 85-89 ; Sarli V., Gaglio A. (1975): Le mistificazioni dell'ergoterapia e le risposte date alFOP di Trieste, FDI ? 23-24 p.317-321 ; Tornesello F. e altri (1977): Microeconomia istituzionale: presupposti economici, politici e tecnici dello sfruttamento manicomiale, FDI ? 39-40 p. 143-150 ; Passarelli B. e altri ( 1983): Dal centro sociale alla cooperativa FDI 95-97 p. 332-339 ; Berti A. e altri ( 1990): Note storiche e considerazioni sul lavoro nel percorso di riabilitazione del paziente psichiatrico, FDI ?149 p. 189-193 ; Benevelli L. (1996): Ergoterapia, lavoro, occupazione, I servizi di salute mentale e il diritto al lavoro, FDI ?168 p.28-40 ; Debernardi A. (1994): Dall'analisi dell'impresa sociale al pensiero strategico, in: Tranchina. Salvi, Teodori, Rogialli, Portolano di Psicologia, Editrice Centro di Documentazione di Pistoia, (1994) p.257-264.

20) Per la collaborazione con Norman Elrod e il suo gruppo, l'Istituto di psicoanalisi di Zurigo Kreuzlingen, Vedi: Fogli di informazione ? 107 ( gennaio 1985) ; Schoellberger R (a cura): Psichiatria Democratica e psicoanalisi nell’ambito di psichiatria democratica, Centro di Docu¬mentazione di Pistoia, 1988 ; Schoellberger R.: Il fare nella psicoterapia delle psicosi, Centro di documentazione, Pistoia, 1991. Il gruppo ha curato la traduzione in tedesco di tutti gli interventi che sono usciti in Italia a partire dal ? 1 dei Fogli di Informazione stampati che si aprono, non a caso, con l'intervento di Norma Elrod: Un orientamento sulla mia pratica terapeutica, p. 1-28.
I tre volumi curati da Hans Red; Auf der Suchenach dem gemeinsamen Grund, Psychoanalyse und Demokratischen Psychiatrie Un Austauch, Althea Verlag, Zurigo, 1993, coprono i periodi 1970-1978, 1978-1985, 1986-1992.
Per i contributi ai Fogli, vedi tra l'altro, di Norman Elrod: La critica a Erik H. Erikson: " Il lupo con la pelle d'agnello". FDI ? 6, 1973 p. 139-162 ; FDI ?10,1973, p. 396-425; FDI ? 11,1974, p. 25-47; FDI ? 12, 1974 p.76-91 ; Narcisimo, una parola di moda, realtà psicopatologia e sfida terapeutica, alcune considerazioni sul libro "Narcisimo", di H. Kohut FDI ? 43, 1977, p. 339-369 : Sulla psicoterapia della schizofrenia FDI ?49, 1978, p.286-290 ; Interesse personale e società FDI ? 68-69. 1980, p.289-298 ; La psicoterapia della schizofrenia sullo sfondo dell'antropologia
filosofica e dell'epistemologia, FDI ? 85/86, 1982, p. 291 -296 ; In collaborazione con H. Red, D. Koelscher, H. Rostek : Puntualizzazione sulla psicoanalisi in rapporto alla psichiatria sociale, FDI ? 107, 1985 p. 63-80 ; La psicoanalisi, FDI ? 107 p. 22-62 ; Transfert "Tragung" e alleanza terapeutica FDI ? 144, 1989, p. 34-37 ; L'interpretazione ponte nella psicoterapia dei pazienti schizofrenici, in: Tranchina, Salvi, Teodori, Rogialli. Portolano di psicologia, Centro di Documentazione di Pistoia, 1994 p. 433-436

21) Il gruppo di Psicoterapia Concreta, attivo a Firenze dal 1990, di cui faccio parte insieme a Vieri Marzi, Mario Santini, Annibale Fanali, Maria Pia Teodori, Sandra Rogialli, Enrico Salvi, Maridana Corrente, Sandro Ricci, Alfredo Lo Cigno, Cesare Bindioli, attraverso momenti di riflessione e seminari di formazione, lavora a una ricerca approfondita sul problema delle psicosi, la loro terapia, riflettendo in particolare sul concetto di "inconscio istituzionale", un ponte tra inconscio individuale freudiano e inconscio collettivo junghiano. Vedi: AA VV: Psicoterapia Concreta I Corso di formazione e aggiornamento, Ed. Centro di Documentazione di Pistoia,1994 (Fogli di Informazione N° 163); Paolo Tranchina, Maria Pia Teodori ( a cura): Inconscio istituzionale, Editrice Centro di Documentazione di Pistoia, 2006. Vedi anche: Vieri Marzi e altri: Il fare nella psicoterapia delle psicosi, Fogli di Informazione N°153, 1991 pag.333-39; Paolo Tranchina e ara Pia Teodori: Mondo interno e mondo esterno: possibili incontri, in AA VV. Portolano di psicologia, ed. Centro di Documentazione di Pistoia, 1994 pag.427-432; AA VV; Bozza di lavoro sulla psicoterapia e le psicosi, Fogli di Informazione N° 166, 1995 pag. 34-52, Società Italiana di Psicoterapia Concreta, Firenze, Società di Antropologia trasformazionale, Napoli, DSM USL Val di Chiana: Anticipazione, Giornata di studi su psicoterapia delle psicosi e formazione, Montepulciano (Siena) 133-14 ottobre 1994

22) P. Tranchina, E. Salvi, M.P. Teodori, S. Rogialli: Portolano di psicologia: esperienze prospettive convergenze di una professione giovane, Editrice Centro di Documentazione, Pistoia, 1994

23) Per le supervisioni vedi anche: Paolo Tranchina: Forme di Vita, supervisione, psicoterapia, lavoro di equipe, Editrice Centro di Documentazione, Pistoia 2002

24) Attualmente (Bozza XII del 6 febbraio 2008) Il Portolano Digitale di Salute Mentale consta di:: 539 autori, 594 interventi, 836 parole chiave, 108 articoli già ricevuti)


Scarica il documento


Torna al sommario