L'ultimo libro di Simone Maschietto, La sessualità nella Psicoanalisi Contemporanea: aspetti teorici e clinici, Ed. NeP, 2024, prende le mosse dal desiderio dell'autore di ribadire la centralità della sessualità in psicoanalisi, e questo è a mio avviso indicativo del fatto che evidentemente, ancora oggi, molti indirizzi psicoanalitici, immemori della lezione freudiana, ne sottovalutano l’importanza. Le voci che si sono opposte a questa tendenza sono state sottovalutate. Tra queste voci va posta anche la nostra Scuola SPP, la quale o non si è fatta sentire adeguatamente o è stata non considerata. I nostri grandi maestri, Benedetti e Cremerius, per quanto di indirizzo relazionale, hanno sempre sostenuto la centralità della teoria pulsionale, della sessualità e dell’Edipo. Cremerius sul suo ultimo libro ha criticato questo atteggiamento di molta parte della psicoanalisi: ha sostenuto che lo sviluppo delle teorie relazionali, come spesso succede quando emergono nuove e importanti prospettive, abbia portato a sminuire il peso della sessualità, per quella tendenza all’estremizzazione che si accompagna spesso a nuove teorie a completo scapito delle precedenti. Ha anche ipotizzato che forse gli psicoanalisti si sono serviti delle teorie relazionali per difendersi da possibili problematiche sessuali con i pazienti. Per quanto mi riguarda, in un articolo su Setting di quindici anni fa ho messo in evidenza come molto spesso negli articoli dei colleghi della SPI venisse svalutato il ruolo dell’Edipo: l’universalità dell’Edipo è stata dimostrata anche da ricerche antropologiche. Nel rapporto tra sessualità e relazionalità mi pare importante quello che dice Gabbard, un analista di grande buon senso e di acume clinico, riferendosi cioè, non a posizioni out out, ma et et (volte all’integrazione). Un altro importante aspetto della partecipata presentazione di Maschietto è che, per un eccessivo riguardo nei confronti delle minoranze omosessuali, l’analista possa essere timoroso nell’approfondire le problematiche sessuali. Cremerius diceva che in terapia dobbiamo indagare l’omosessualità come indaghiamo l’eterosessualità. Per quanto riguarda la relazione con il corpo, nostro e del paziente, e della sessualità con il corpo, ricordo quanto ha scritto Merton Gill, e cioè che la psicoanalisi mette al centro della teoria e della clinica il corpo, dell’analista e del paziente.
Per quanto riguarda il pensiero di Laplanche, sono assolutamente d’accordo che la pulsione origina nelle relazioni intersoggettive con l’adulto, madre, padre, ecc., e non sottovaluta la componente biologica della sessualità. Ma sostiene ancora l’idea freudiana dell’istinto di morte, che la ricerca neurofisiologica ha dimostrato non esistente. Il nostro organismo tende a mantenere tenacemente la propria omeostasi e la propria integrità. Esiste ovviamente la pulsione aggressiva, la quale nell’integrazione con la sessualità e con la tenerezza, cioè con l’affettività, entra nel rapporto sessuale. Ma è la stessa aggressività che, allorchè per ragione patologiche diventa auto e eterodistruttiva è mortifera. Un altro problema, che ha assillato Freud senza che riuscisse a trovare una soluzione, è il piacere che dà l’eccitamento sessuale preparatorio. Anche tutt’ oggi la ricerca neurofisiologica comincia a dare la risposta: e il sistema dei neurocircuiti (SEEKING), descritto da Panksepp, che quando si attiva accompagna la pulsione sessuale (così come fa per tutte le attività biologiche), da luogo a ciò che i lacaniani chiamano jouissance, in italiano forse godimento. D’altra parte, Freud in diversi passaggi ha scritto che la sua teoria della mente psicologica aveva bisogno di strutturarsi o modificarsi in base alle ricerche neurofisiologiche.
Evidentemente il sottoscritto, che oltre che psichiatra è anche neurologo, ha l’esigenza che quando si parla di sessualità e di pulsioni si tenga conto anche delle loro basi genetiche e biologiche, oltre che relazionali.
Credo che la lettura di questo libro possa essere molto utile a tutti i colleghi, in quanto mette in evidenza tutti gli aspetti della sessualità in psicoanalisi, le sue implicazioni e le sue articolazioni, in un periodo come quello attuale in cui dal punto di vista psicopatologico si è passati da Edipo a Narciso. Il rischio è di dimenticare che in ogni patologia è presente la problematica edipica e quindi sessuale. Edipo e Narciso insieme danno luogo a configurazioni patologiche rispetto alle quali dobbiamo tenere presenti tutti gli aspetti psicodinamici, in particolare modo quelli sessuali.