Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 28
1 - 2023 mese di Giugno
IL CONTESTO SOCIOCULTURALE
LA SPP ENTRA A FAR PARTE DELL’IFPS!
di Marco Conci
Sono molto contento di aver contribuito a stabilire un buon contatto tra la SPP e l’International Federation of Psychoanalytic Societies (IFPS), come già era successo al Forum IFPS di Madrid dell’ottobre scorso. Da parecchi anni le strade di ASP e di SPP si erano progressivamente diversificate, non c’era più l’auspicabile  buon clima di collaborazione, e anche a me è sembrato importante che ognuno dei due gruppi potesse andare per la sua strada. Anche nel nostro campo, la crescita e l’evoluzione professionale possono comportare processi di separazione dolorosi ma utili. Di questo avevo avuto  modo di parlare anche coi colleghi del Comitato Esecutivo dell’IFPS riunito a Madrid, aiutandoli a prendere la decisione di organizzare l’incontro – la site visit – di cui parla Simone Maschietto nel suo Editoriale. E’ stato in effetti anche un grande piacere in questa occasione constatare di persona  come Anna Maria Loiacono (Firenze) e Klaus Hoffmann (Costanza) abbiamo apprezzato la cultura e la clinica psicoanalitica portata avanti dal nostro gruppo.  E questo al punto da non avere nessun dubbio nel raccomandare il riconoscimento della SPP come società membro dell’IFPS, col risultato della decisione in questo senso presa a metà maggio dal Comitato Esecutivo presieduto da Juan Flores.  Dall’IFPS  l’ASP aveva avuto questo stesso riconoscimento  nell’ottobre del 1989, al Forum IFPS di Rio de Janeiro. 

L’IFPS era stata fondata ad Amsterdam il 30 luglio 1962 dai tre seguenti gruppi: la Società Psicoanalitica Tedesca, DPG (rappresentata da Werner Schwidder e Franz Heigl),  la Società Psicoanalitica Messicana (rappresentata da Erich Fromm e Jorge Silva Garcia) e il Wiener Arbeitskreis [Gruppo di Lavoro di Vienna] (rappresentato da Igor Caruso e da Raoul Schindler). La motivazione che li univa era quella di dare vita ad un network internazionale che permettesse loro beneficiare di quegli scambi scientifici e professionali che ritenevano essenziali per lo sviluppo della nostra disciplina,  non facendo nessuno dei tre gruppi parte dell’International Psychoanalytic Association (IPA). Da questo punto di vista, ognuno dei tre gruppi aveva la sua storia.

Riunita a Zurigo nell’estate del 1949 per il suo primo congresso del dopo-guerra, l’IPA aveva finito con il non riammettere al suo interno la Società Tedesca, i cui membri durante la guerra erano rifluiti nel cosiddetto Istituto Goering, l’istituto di psicoterapia patrocinato dal regime nazista. In particolare, uno di loro (Harald Schultz-Hencke) era stato critico della teoria della libido freudiana ancora negli anni 1920, e questa fu la volta buona per liberarsene. Infatti, dello stesso gruppo faceva parte anche un collega più vicino a Freud, tale Karl Mueller-Braunschweig, a cui l’IPA propose di fondare un gruppo alternativo, che non avrebbe avuto problemi ad  essere riconosciuto. Fu così che Mueller-Braunschweig fondò l’Associazione Psicoanalitica Tedesca (DPV), che nel 1951 entrò a fare parte dell’IPA, mentre la  DPG ne rimase definitivamente fuori – e questo fino al 2009. Questo fu il motivo per cui creare un network psicoanalitico internazionale alternativo divenne una priorità della Società Psicoanalitica Tedesca, che cominciò ad attivarsi in questo senso intorno alla metà degli anni 1950. 

Per inciso, nell’articolo dal titolo “Gaetano Benedetti in his correspondence” che pubblicai sull’International Forum of Psychoanalysis nel 2008 potei documentare come la Società Tedesca si fosse rivolta a Benedetti già nel 1958, invitandolo a tenere una relazione a Berlino, proprio allo scopo di aiutare il piccolo gruppo della DPG ad uscire da questa situazione di isolamento sul piano internazionale. 

Per quanto riguarda il Gruppo Messicano, il merito della sua costituzione andava ad Erich Fromm (1900-1980), che era stato allontanato dall’IPA nei primi anni 1950, avendo lavorato a lungo con Harry Stack  Sullivan (1892-1949), ivi inclusa la fondazione del William Alanson White Institute di New York nel 1943 – insieme a Frieda Fromm-Reichmann, Clara Thompson e  David e Janet Rioch. Negli anni 1950 Fromm aveva deciso di sottrarsi agli inverni di New York City andando in Messico, e lì venne invitato da un gruppo di medici messicani - di cui facevano parte Silva Garcia ed Aniceto Aramoni – a formarli come psicoanalisti. Negli anni 1990 Silva Garcia svolse un ruolo importante nella fondazione dell’Istituto Erich Fromm di Bologna, insieme a Rainer Funk (l’esecutore letterario di Fromm) e a Marco Bacciagaluppi, un allievo  milanese di Silvano Arieti (1914-1981), nonché  un pioniere della recezione dell’opera di Fromm nel nostro Paese. Non è un caso che già nel 1963, il White Institute si unì all’IFPS, e questo soprattutto grazie all’iniziativa di Gerard Charzanowski (1913-2000), a sua volta un amico di Benedetti – avendo lavorato con lui  presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Zurigo.    

Per quanto riguarda il gruppo austriaco, esso tuttora svolge una delle funzioni per cui venne originariamente fondato, ossia l’insegnamento e la promozione della psicoanalisi al di fuori di Vienna, che tuttora rimane l’unica città in cui l’IPA è rappresentata.  Formatosi a Vienna, Igor Caruso (1914-1981) fondò ad Innsbruck il suo primo Arbeitskreis  subito dopo la guerra, per poi fondare anche quelli di Vienna e di Salisburgo, la città dove promosse l’insegnamento universitario della psicoanalisi dal 1967 al 1979. Di matrice cattolica, Caruso introdusse nella formazione e nella pratica della psicoanalisi la psicoterapia di gruppo e ne promosse il dialogo interdisciplinare. Il dialogo internazionale gli stava anche particolarmente a cuore, cosa che gli permise di esportare il suo punto di vista in Brasile, fondando ad esempio un istituto a Belo Horizonte, con benefico anche per l’IFPS.  La separazione degli amanti, pubblicato da Einaudi negli anni 1970, è un suo libro che merita ancora di essere letto. 

A parte il bisogno di creare un nuovo network internazionale, questi gruppi avevano in comune un pionieristico interesse per la psicoterapia psicoanalitica e per il trattamento dei pazienti gravi, così come per la psicoterapia di gruppo e la ricerca empirica in psicoterapia, tutti settori sui quali l’IPA ancora non aveva cominciato ad impegnarsi. Questo è quanto ha confermato anche Andrea Huppke, la collega di Berlino che nel 2020 ha pubblicato in tedesco la prima storia dell’IFPS, dalla fondazione fino ai primi anni 1980, ovvero il periodo dell’egemonia tedesca sull’IFPS (vedi Huppke, 2020).  Del resto, dalla stessa Autobiografia di Gaetano Benedetti, sappiamo quanta opposizione  il suo interesse per la psicoterapia della schizofrenia suscitò nella Società Svizzera di Psicoanalisi, della quale, per questo motivo, rimase per tutta la vita solo membro associato – così come dell’IPA. Ben diversa fu l’accoglienza e la recezione della sua opera nell’ambito  della Società Psicoanalitica Tedesca (DPG), di cui nel 1979 divenne analista didatta e supervisore. Per inciso, io stesso sono membro ordinario della  DPG dal 2002 – e analista didatta dalla primavera di quest’anno.

Il mio interesse per il lavoro di  Benedetti e per la sua eccezionale rete di collegamenti internazionali già avevano avuto un ruolo  importante nella mia partecipazione al Forum IFPS di Rio de Janeiro dell’ottobre 1989 – all’epoca all’inizio del mio 2. anno di corso di formazione SPP.  Presupposto per il riconoscimento dell’ASP era stata non solo la site visit  del febbraio 1989 – in cui Gerard Chrzanowski presenziò alla discussione di un trattamento analitico presentato da Marcello Panero – ma anche il panel di Rio de Janeiro in cui  Benedetti, insieme a Ciro Elia e Guido Medri, presentò il lavoro clinico da lui portato avanti a Milano. In quell’ambito io stesso lessi la relazione di Daniela Maggioni e di Laura Andreoli, che non avevano potuto essere presenti. 

Con questo voglio dire anche che questa esperienza mi offrì la possibilità di confermare l’importanza degli scambi internazionali per la nostra formazione analitica, e mi motivò a partecipare alla successiva conferenza IFPS di Stoccolma dell’agosto 1991. La conferenza, organizzata da Jan Stensson e dal suo gruppo, si tenne presso il famoso albergo dei Premi Nobel, di fronte alla reggia svedese,  sul tema “Male and female themes in psychoanalysis”. Presentando una relazione dal titolo “Male and female themes in the young Freud’s letters to Eduard Silberstein”,  vinsi il Premio dei candidati intitolato al collega del W.A. White Institute Alan Barnett, messo in palio dalla vedova  Tess Forrest. Qualche mese prima avevo curato l’edizione italiana di tali lettere, che Bollati Boringhieri aveva pubblicato col titolo “Querido amigo ...”. Lettere del giovane Freud a Eduard Silberstein 1871-1881.  Ma la fortuna volle anche che all’epoca Jan Stensson stesse lavorando alla creazione di una rivista dell’IFPS, l’International Forum of Psychoanalysis, che proprio nel suo 1. Numero, il N.1-1992, uscito nel settembre del 1992, ospitò anche la rielaborazione del mio contributo di cui sopra. 

Dopo una ulteriore conferenza IFPS organizzata da Michael Ermann a Monaco di Baviera nel settembre del 1992,  alla quale i membri dell’ASP parteciparono in gran numero (compresa la nostra famosa segretaria Annamaria Pozzoli), l’IFPS si ritrovò a Firenze, per il Forum del maggio 1994. Fu in quell’ambito che Jan Stensson mi propose di entrare a fare parte del comitato editoriale della rivista dell’IFPS, in cui cominciai a pubblicare i resoconti di quel Forum e di tutti i Forum e le Conferenze IFPS successive.  Eccone la sequenza: al Forum di Firenze del maggio 1994 fecero seguito la Conferenza di Atene del maggio 1996; il Forum di Madrid del maggio 1998; il Forum di New York del maggio 2000; il Forum di Oslo del maggio 2002; il Forum di Belo Horizonte dell’agosto 2004; il Forum di Roma del maggio 2006; il Forum di Santiago del Cile dell’ottobre 2008; il Forum di Atene dell’ottobre 2010; il Forum di Città del Messico dell’ottobre 2012; il Forum di Kaunas (Lituania) del settembre 2014;  il Forum di New York del maggio 2016; il Forum di Firenze dell’ottobre 2018; il Forum di Lisbona del febbraio 2020; e il Forum di Madrid dell’ottobre 2022. 

Per quanto riguarda l’International Forum of Psychoanalysis,  ne sono il condirettore dal giugno del 2007, ovvero fino al settembre 2014 con  Christer Sjoedin (Stoccolma), fino all’ottobre 2022 con Grigoris Maniadakis (Atene), e dall’ottobre 2022 con Gabriele Cassullo (Torino). In effetti, la mia passione per questo tipo di impegno scientifico e professionale -  originariamente coltivato nell’ambito della mia collaborazione con  la rivista Psicoterapia e Scienze Umane, 1986-1995 -  mi ha portato anche ad essere il Co-chair dell’International Committee of Editors of Psychoanalytic Journals (ICEPJ). Sta di fatto che la filosofia editoriale ereditata da Jan Stensson (n. 1935) e da Christer Sjoedin (n. 1945) consiste nell’aiutare i nostri autori a migliorare la qualità dei loro lavori al punto da renderli pubblicabili. In altre parole, solo così produrre una rivista può essere così  stimolante per i membri del comitato editoriale da permettere loro di svolgere volentieri questo tipo di attività. 

Se seguendo Benedetti e la sua eredità mi sono appassionato al discorso dell’IFPS, e seguendo Cremerius non ho mancato di portare avanti la mia formazione fino a diventare membro dell’IPA (2010) e della SPI (2012), direi che appartengo a quella generazione di colleghi - con Paolo Migone come uno dei nostri punti di riferimento -  che ha coltivato la psicoanalisi internazionale proprio per poter entrare con essa in un contato più genuino e creativo. Del resto, uno dei messaggi centrali  di Michel David, del suo classico  La psicoanalisi nella cultura italiana,  è che gli italiani ci misero un 50 anni a capire da dove la psicoanalisi provenisse e che lingua parlasse. Prima della Grande Guerra essa valeva come una disciplina positivistica, di studio della psiche, osteggiata da Croce e Gentile; tra le due guerre, come una  disciplina ebraica, osteggiata dal Regime;  e alla fine della Seconda Guerra Mondiale, come una disciplina portata in Italia dagli americani. In altre parole, sono anche dell’avviso che non è possibile capire Fenichel senza sapere se era austriaco, tedesco, cecoslovacco o americano, ovvero Kernberg, senza averlo sentito parlare ed averci parlato di persona. 

Non è un caso che, per quanto riguarda la Società Psicoanalitica Italiana, dopo tanti anni passati a tradurre in italiano gran parte della letteratura analitica prodotta nel mondo, la svolta decisiva coincise con i seminari tenuti da Wilfred Bion a Roma nel luglio 1977. Solo allora si creò quella dimensione di dialogo che permise ai colleghi della SPI, all’inizio degli anni 1990, di cominciare a fra circolare il loro lavoro sul piano internazionale.  Questo è quanto segnalai già nel 2008, nell’Editoriale del numero monografico sulla psicoanalisi italiana che produssi per l’International Forum (vedi Conci, 2008a). 

Questo è dunque  il tipo di prospettiva internazionale che si apre ora, a tutti i membri della SPP che vorranno partecipare alla vita dell’IFPS.  Di questo ho scritto anche nel mio libro del 2019 Freud, Sullivan, Mitchell, Bion, and the multiple voices of international psychoanalysis, recensito anche da Carla Weber sulla rivista Educazione sentimentale. Per inciso, confermo quanto sia stato bello poter con Carla condividere la frequentazione dell’IFPS, a partire dal Forum di Roma del 2006 – ossia poter constatare quanto  lei stessa abbia potuto beneficiare dei contatti che mi fa molto piacere di averla potuto aiutare a costruire nell’IFPS. I miei amici sono diventati anche i suoi amici! 

Un qualificante elemento in più è naturalmente dato anche dal fatto che proprio l’IFPS è stato il network internazionale in cui il punto di vista interpersonale di Sullivan e quello  relazionale, di Stephen Mitchell (1946-2000) hanno avuto più spazio. Nell’aprile 1988 l’allora Istituto di Psicoterapia Analitica di Firenze (da qualche anno a questa parte, Istituto Sullivan) invitava Jay Greenberg e Stephen Mitchell a presentare il loro libro  Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica. Fu così che io stesso incontrai Mitchell, con il quale potei iniziare un rapporto di scambio e collaborazione che mi permise di promuovere la recezione del suo punto di vista in Italia, e di scrivere io stesso una importante monografia su Sullivan (vedi Conci, 2000). In particolare mi riferisco alla pubblicazione in  italiano de Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi. Per un modello integrato, il testo fondativo della psicoanalisi relazionale (vedi Conci, 1993).  Grazie al circuito dell’IFPS il mio stesso libro su Sullivan poté negli anni seguenti trovare pubblicazione in tedesco, inglese e spagnolo.  Se Jay Greenberg stesso ha continuato a partecipare alla vita dell’IFPS (era non solo ad Atene nel 2010, ma anche a Madrid, l’ottobre scorso), con l’ASP potemmo invitare a Milano Frank Lachmann – pioniere dell’Infant Research e della sua applicazione alla tecnica analitica, e,  a sua volta, membro dell’IFPS - nel gennaio del 2005. Come è noto, lo stesso mainstream psicoanalitico si è trovato a valorizzare sempre di più la dimensione relazionale del lavoro analitico, rivalutando finalmente il pionieristico contributo di Sándor Ferenczi (vedi Dupont, 2018). 

Per quanto riguarda infine la promozione della creatività degli allievi ovvero candidati dell’IFPS, nel 2014 ho creato un apposito Premio, che ho chiamato Benedetti-Conci IFPS Award, per il miglior paper presentato da un allievo di una società IFPS ai nostri Fora – che riceve un premio di 1.000 Dollari. L’impegno è anche quello di aiutare l’allievo a preparare il paper congressuale  per la pubblicazione sull’International Forum, come è già stato il caso dei seguenti allievi:  Antonio Alvim, Lisbona (2014), Fabiana Manco, Perugia (2016), Nuno Amado, Lisbona (2018), e Serena  Previdi, Bologna (2022). 

Sta di fatto che con la promulgazione, non solo in Italia, di una legge dello stato che regolamenta la pratica e la formazione psicoterapeutica, l’equilibrio tra formazione intesa come passiva riproduzione di un sapere disciplinare, da un lato,  e attiva partecipazione alla produzione dello stesso, dall’altra, si è – non solo in Italia – spostato nella direzione della prima. E’ così che gli allievi delle nostre scuole finiscono la formazione  non solo senza aver imparato a scrivere un articolo collegato al loro lavoro, ma addirittura senza conoscere le più importanti rivista del settore. L’idea del Benedetti-Conci IFPS Award  è nata anche dalla necessità di cercare di ovviare a questa lacuna il cui superamento  penso comporti anche un momento di riflessione da parte del corpo insegnante.  Proprio questo è del resto  il grande merito del volume L’inizio del mestiere impossibile. Esperienze di giovani terapeuti, curato l’anno scorso da Simone Maschietto e Secondo Giacobbi – e dedicato a Guido Medri (1941-2019).

Da ultimo, ricordo anche che l’International Forum of Psychoanalysis è scaricabile gratuitamente da parte di tutti i membri dell’IFPS, tramite la web-page dell’IFPS (https://www.ifps.info/), e che la rivista  – pubblicata da Taylor and Francis – costituisce uno strumento essenziale di comunicazione e di scambio per tutta la comunità psicoanalitica internazionale, avendo raggiunto negli ultimi anni più di 20.000 downloads di articoli all’anno.  
 

Bibliografia
Benedetti, G. (2000). Autobiografia. In:  S. Kuciukian curatrice, Benedetti e Cremerius il lungo viaggio – Le autobiografie di due maestri della psicoanalisi. Milano, FrancoAngeli, 14-51.
Caruso, I. (1998). La separazione degli amanti. Torino, Einaudi.
Conci, M. (1992). The young Freud’s letters to Eduard Silberstein - Early traces of some psychoanalytic concepts. International Forum of Psychoanalysis, 1, 37-43.
Conci, M. (1993). Presentazione. In: S.A. Mitchell, Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi. Per un modello integrato. Torino, Bollati Boringhieri, IX-XV.
Conci, M. (2000). Sullivan rivisitato. La sua rilevanza per la psichiatria la psicoterapia e la psicoanalisi contemporanee. Roma, Massari Editore. 
Conci, M. (2008a). Editorial - Italian themes in psychoanalysis – International dialogue and psychoanalytic identity. International Forum of Psychoanalysis, 17, 65-70.  
Conci, M. (2008b). Gaetano Benedetti in his correspondence. International Forum of Psychoanalysis, 17, 112-129.
Conci, M. (2019). Freud, Sullivan, Mitchell, Bion, and the multiple voices of international psychoanalysis. New York, International Psychoanalytic Books. 
David, M. (1966 e 1990). La psicoanalisi nella cultura italiana. Torino, Bollati Boringhieri. 
Dupont, J. (2018). Sul filo della memoria. Un itinerario psicoanalitico in compagnia di Ferenczi e Balint. Gavardo (BS), Arpa.  
Greenberg, J.R. Mitchell, S.A. (1986). Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica. Bologna, il Mulino. 
Huppke, A. (2020). Global vernetzte Psychoanalyse. Die International Federation of Psycho-analytic Societies (IFPS) zwischen 1960 und 1980. Zwiefalten, Verlag Psychiatrie und Geschichte.
Maschietto, S., Giacobbi, S.D. curatori (2022). L’inizio del mestiere impossibile. Esperienze di giovani terapeuti. Roma, NeP Edizioni. 
Weber, C. (2020). Recensione di Conci, 2019. Educazione sentimentale, 33, 150-153.
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