Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 27
2 - 2022 mese di Dicembre
FORMAZIONE
COMMENTO AGLI INTERVENTI DI SIMONE MASCHIETTO, ANNA SORDELLI E DONATELLA RATTINI
di Davide Fiocchi

Questo articolo è la versione in italiano del commento alle relazioni di Maschietto, Sordelli e Rattini presentato in inglese dall'autore al Congresso:

Psychoanalytic theories and techniques: dialogue, difficulties and future. 60th anniversary of the IFPS – XXII International Forum of Psychoanalysis organized by the Centro Psicoanalítico de Madrid – 19 to 22 October 2022

nel panel The beginning of the impossible profession: Experiences of young therapists”.


Come Segretario Scientifico della Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica (S.P.P.) dell’Adulto di Milano, vorrei fare alcune brevi riflessioni sugli interessanti scritti dei miei colleghi.

Comincio dall’intervento di Simone Maschietto. Ritengo che, come scritto da Maschietto, una delle più rilevanti caratteristiche della S.P.P. sia l’imparare facendo; questo è il motivo per il quale chiediamo ai nostri allievi di essere coinvolti in una relazione terapeutica con i pazienti fin dall’inizio del loro training. La naturale conseguenza di ciò è l’importanza data alle supervisioni individuali e di gruppo all’interno del nostro programma didattico e il ruolo fondamentale che attribuiamo all’analisi personale. Desidero aggiungere che questo metodo di insegnamento crea un circolo virtuoso tra la pratica clinica e la teoria psicoanalitica. Gli allievi che cominciano la loro pratica sono, infatti, maggiormente interessati a studiare la teoria per migliorare la conoscenza clinica dei loro pazienti. In questo modo, la teoria diventa realmente, come scritto da Simone Maschietto, una risorsa per comprendere meglio il mondo interno del paziente e non una difesa per evitare una relazione autentica con lui. I rischi di utilizzare la teoria e la tecnica psicoanalitica come difesa o rifugio sono stati illustrati anche da Anna Sordelli nella sua esperienza come supervisore e da Donatella Rattini nella descrizione del libro: L’inizio del mestiere impossibile: esperienze di giovani terapeuti.  

Altri due importanti aspetti nell’intervento di Maschietto sono, secondo me,  “la ricerca del significato inconscio, che da un punto di vista analitico rimanda alla ricerca della relazione con l’oggetto” e l’importanza del pensiero critico nella pratica psicoanalitica.Vorrei sottolineare che incrementare il pensiero critico dei nostri allievi è uno dei più importanti obiettivi del training psicoanalitico proposto dalla nostra Scuola, che si basa su un approccio non dogmatico. Mi trovo completamente d’accordo, inoltre, con Maschietto, quando afferma che per difendere la psicoanalisi non dobbiamo essere troppo timidi o riservati, ma dobbiamo ribadire con forza le caratteristiche peculiari e distintive che la caratterizzano.

Sordelli ha, invece, ben evidenziato l’importanza di un equilibrio dinamico nella supervisione tra il mantenimento di un’identità analitica, che ha le sue radici nel passato, e la necessità di tenere vive le opportunità offerte dalle nuove scoperte e dai cambiamenti, evitando, in questo modo, di negare alcune importanti evoluzioni nella teoria e nella pratica clinica della psicoanalisi attuale. Ritengo che i concetti della “culla di spago” e del “superare mantenendo” espressi da Barale (2021) rappresentino in modo perfetto lo spirito della S.P.P. e dei suoi maggiori rappresentanti culturali e scientifici: il Prof. Benedetti e il Prof. Cremerius. A mio parere, essi hanno bilanciato perfettamente tradizione e innovazione, rigore e creatività, precisone e flessibilità. Benedetti ha applicato il metodo psicoanalitico alle psicosi e Cremerius ha separato l’analisi personale dal training formativo, nel senso che, come scritto da Maschietto, agli allievi in S.P.P. è richiesto di svolgere un’analisi personale, condotta da uno psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico, che non faccia parte del gruppo dei Docenti, ma che sia liberamente scelto da loro.  

Anna Sordelli ha, inoltre, sottolineato l’importanza degli aspetti inconsci anche nella supervisione. Secondo lei, i terapeuti hanno la necessità di comprendere ciò che il paziente inconsciamente comunica loro. Questo è uno degli obiettivi fondamentali verso i quali deve tendere la supervisione. Perché ciò avvenga è necessario, come evidenziato da Donatella Rattini, che si instauri una buona alleanza di lavoro, un clima emotivo favorevole e una relazione autentica tra il supervisore e l’allievo.

Nel suo scritto, Rattini ci ha portato all’interno della stanza d’analisi. La collega ha, infatti, ben descritto la dinamica emotiva del transfert-controtransfert erotico. Ha anche illustrato, con onestà e in maniera autentica, le sue difficoltà e il lavoro svolto nelle supervisioni individuali con Guido Medri. Desidero, innanzitutto, sottolineare che ho apprezzato moltissimo il coraggio e la forza di Donatella Rattini nel descrivere tutto ciò, in un libro e in un Forum Internazionale. Ritengo che questa sia una qualità rara, anche tra gli psicoanalisti. In maniera coerente, Rattini ha successivamente evidenziato l’importanza dell’autenticità come strumento fondamentale, che permette sia al training psicoanalitico del giovane allievo di funzionare adeguatamente, sia alla sua pratica clinica di raggiungere buoni livelli di efficacia. Da questo punto di vista, la collega sembra concordare con Bromberg (2007) che nel suo famoso libro Clinica del trauma e della dissociazione – Standing in the Spaces, scriveva che: “il paziente non ha bisogno di un santo come analista, ma ha bisogno di autenticità” (p.144). Donatella Rattini ha evidenziato, nel suo intervento, che perché ciò si verifichi è estremamente importante, nella sua esperienza professionale, che anche il supervisore presenti se stesso in modo autentico.

Il ruolo della teoria psicoanalitica e l’equilibrio dinamico tra teoria e pratica clinica può essere un possibile argomento di discussione e di confronto; qual è il vostro pensiero al riguardo?

Che cosa pensate del concetto del “superare mantenendo” di Barale, ripreso da Anna Sordelli e dalla S.P.P.? Può rappresentare una modalità efficace per preservare la nostra funzione analitica, adattandola alle complesse sfide della nostra contemporaneità?

Qual è, secondo voi, il metodo più appropriato per rafforzare e diffondere le caratteristiche peculiari della psicoanalisi nel presente e nel futuro?


Bibliografia

Barale F., “La culla di spago e la capacità negativa”, in Rivista di psicoanalisi 2021 LXVII, 1.

Bromberg P., “Clinica del trauma e della dissociazione” – Standing in the spaces, Raffaello Cortina, Milano, 2007.


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