Premessa
Sarah Nettleton, psicoanalista londinese, è stata invitata dalla Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica Individuale dell’Adulto SPP di Milano, a tenere il 18 giugno 2022 un Convegno sul pensiero creativo di Christopher Bollas.
Bollas, che si rifà ad Autori come Freud, Winnicott e Bion, è una delle grandi personalità della psicoanalisi contemporanea, essendo il nucleo della sua opera indiscutibilmente espressione di un suo pensiero clinico e teorico assolutamente originale. Nella Giornata Studio, Sarah Nettleton, psicoanalista e curatrice delle sue opere, ci ha coinvolto nella comprensione profonda del pensiero creativo di Bollas. Creatività, esperienza estetica, unicità del carattere umano sono le idee affascinanti e piacevoli di Bollas; il rigore intellettuale e la coerenza interna del suo pensiero, che unisce la teoria e la tecnica, la normalità e la patologia, conducono ad un’esplorazione unica dell'interrelazione completa tra l’esperienza privata, interiore e soggettiva, e il mondo degli oggetti esterni. Nettleton, con le sue due lectiones magistrales, ha illustrato concetti chiave come l'inconscio ricettivo, il conosciuto non pensato, l'oggetto evocativo, l’idioma, la complessità dell'inconscio, la libera associazione e la coppia freudiana, invitandoci al pensiero ramificato, con la libertà di seguire le proprie risposte interiori.
Presentazione
In questo numero della Rivista viene presentato il caso clinico, “l’Ereditiera marcia” condotto da Emanuele Visocchi, discusso durante la Giornata Studio. I lettori possono gustarsi sia il commento del caso clinico, sia l’analisi di una seduta da parte di Sarah Nettleton. Per chi non potesse accedere a questo materiale, riservato a psicologi e medici iscritti al proprio Ordine professionale, e quindi “sotto luchetto” per garantire giustamente la privacy, è anche presente la premessa di lavoro nelle supervisioni da parte della psicoanalista londinese, dove si può evincere il tentativo di preservare la libertà creativa per favorire l’emergere dei processi inconsci della diade paziente-analista. Come è nostra tradizione il numero della Rivista è centrato sulla pratica psicoterapeutica, quindi sui casi clinici. Infatti prosegue l’acceso dibattito tra Antonello Luigi Armando, che aveva presentato nel numero precedente il caso clinico “la Donna cucita”, e gli altri colleghi che avevano commentato la sua linea teorica e tecnica. Da questo intenso confronto si può osservare come spesso sia presente una “accentuata passionalità” nel presentare le proprie teorie e tecniche adottate nell’affrontare i casi clinici, e auspichiamo che, se nel confronto tra colleghi vince la maturità, tale discussione possa condurre ad uno spazio evolutivo di crescita e di messa in discussione delle proprie certezze e dei propri punti di vista (sia teorici che tecnici). Come ci insegna Bollas, nelle sedute se non c’è trasformazione dell’analista non ci possono essere trasformazioni nel paziente.
All’unisono con il terapeuta bioniano “senza memoria e senza desiderio”, nell’articolo di Secondo Giacobbi “Ricordi di Guido Sala, un maestro di clinica e di critica alla clinica”, si accenna, per dirla con il poeta romantico John Keats, a “quella capacità che un uomo possiede se sa perseverare nelle incertezze attraverso i misteri, i dubbi, senza lasciarsi andare ad un’agitata ricerca di fatti e ragioni”. Bion sostenne l’importanza di rinunciare, almeno momentaneamente e anche per lungo tempo, a capire, pur di non ricondurre il discorso e la mente del paziente dentro le strettoie di frettolose, e magari pregiudiziali, operazioni interpretative; queste infatti ricondurrebbero inevitabilmente a categorie cliniche e a concetti teorici che potrebbero allontanare lo psicoterapeuta dalla possibilità di entrare davvero in un contatto profondo con il suo paziente.
Antonello Luigi Armando in maniera generosa si cimenta, attraverso un articolo, in un tema drammaticamente attuale “Considerazioni sul trauma e sul femminicidio”, a seguito di una mia richiesta di tenere un Seminario Post Specializzazione nella Scuola SPP. Dei casi di uccisione di donne si parla ultimamente molto. Quando non alimentano una curiosità morbosa, suscitano indignazione, e numerose iniziative sociali e legislative tentano di opporvisi. Sociologi, filosofi, psicologi e psicoanalisti si sono interrogati su questa piaga e su come contrastarla. Armando fornisce una sua lettura di tale tragico fenomeno.
Roberto Carnevali, a proposito di tollerare incertezze e dubbi, nell’articolo “La rinuncia alla vendetta e il perdono”, sostiene come nella storia di molte coppie in cui non muore l’amore ma ciascuno si allontana dall’altro, il perdono non arriva dal cielo, è molto terreno e imperfetto, con confini che continuamente sfumano e si modificano. È una ricerca che può non arrivare mai a un approdo sicuro, ma può gettare le basi per una strada percorsa insieme alla persona amata, dove i confini tra chi perdona e chi è perdonato si cancellano e spariscono, e dove si riprende a camminare insieme.
Seguendo il filo rosso di come il terapeuta deve saper rimettersi sempre in gioco, impresa non facile, Luca Mazzotta commenta l’articolo di Carnevali. Evidenzia come il collega sia in grado di rimettere in discussione un suo legame associativo, dando così inizio ad un processo di ristrutturazione dell’idea di perdono che aveva avuto sino a quel momento. È qualcosa di auspicabile ma non scontato nella pratica psicoterapeutica. Per Carnevali, afferma Mazzotta, tra perdono e rinuncia alla vendetta vi era un’equivalenza logica. In realtà dopo, grazie all’ascolto del paziente e alla sua capacità di pensare, comprende che il primo implica il secondo, ma non vale il contrario.
Cari lettori vi lascio ad un numero della Rivista molto ricco e articolato, dove in primo piano c’è la pratica psicoterapeutica ma non solo, augurandovi una buona estate e delle serene vacanze.