APRITI SESAMO, APRIMI SCEMO. COME LAVORAVA CREMERIUS IN SUPERVISIONE
di Giorgio Meneguz
Meneguz - Appena seduta sul divano, la paziente mi chiede dei fazzoletti di carta perché li ha dimenticati.
Cremerius - Allora se lo prendiamo a livello inconscio, al di là di quel che appare in realtà, si tratta di una fantasia che potrebbe accadere qualcosa e così la signora chiede, nel caso succeda, di essere aiutata.
Meneguz - Quando ha suonato il citofono ha pensato: apri il portone, scemo.
Cremerius - (ride di gusto)
Meneguz - Mentre aspettava la sua ora, in sala d'attesa, ha pensato: apriti sesamo, aprimi scemo. Ad un mio intervento risponde che non è arrabbiata con me ma con i suoi genitori, e parte sui genitori. La fermo rammentandole che, nel suo pensiero, scemo era chiaramente il suo analista. Inizia a piangere.
Cremerius - (ride nuovamente) La paziente chiede i fazzoletti, nel caso le venga da piangere, e già nella seconda battuta annuncia l'incidente che potrebbe capitare, che è quello di cui ha paura. La paziente sente una certa critica contro di lei, la esprime con questi pensieri sullo "scemo", ma non è una paura del rimprovero da parte sua, è un problema interno. La paziente arriva in anticipo, e in anticipo dice, con la richiesta dei fazzoletti: oggi può capitare qualcosa, mi servono dei fazzoletti nel caso mi venga da piangere. Nel terzo passo, la paziente anticipa quello che può capitare, cioè che io dica che penso che il mio analista è scemo. Appena lo dice precisa: ma non ce l'ho con lei, con i miei genitori. Allora la paziente entrando sapeva già che voleva criticare l'analista, ma per essere sicura che di essere trattata ancora bene, di ricevere ancora il suo aiuto, simbolicamente chiede i fazzoletti. E' così infantile! E' come una piccola bambina che sa già che è arrabbiata con la madre e dice: però tu capisci che se penso che sei "scema" non sono arrabbiata con te. (Teoria: tutto quello che il paziente fa o dice riguarda l'analisi e l'analista. Frase di Freud del 1897. E' proprio vero. E' una regola d'oro della psicoanalisi: anche la psicoanalisi ha le sue unità di misura, e il metro è un metro. L'inconscio ha le sue regole, non è una cosa di pancia come dicono gli junghiani o i "moderni". Una delle poche regole d'oro è questa, e l'altra è la sequenza associativa durante una seduta. A volte non lo si dice al paziente, che ciò che dice ha a che fare con l'analista, ma l'importante è saperlo - dirlo o non dirlo fa parte di un altro problema). Qui, con questa paziente, il rapporto è tale per cui si può ridere. Allora io avrei detto scherzando, con un sorriso molto benevolente: «Mi ricorda una bambina che è arrabbiata con la mamma e dice: mamma è vero che mi vuoi bene? Sai quello che ho fatto non ha niente a che fare con te, io sono arrabbiata con la maestra». (Teoria sulla necessità di usare battute e barzellette in analisi, perché sono strumenti che, elegantemente, aiutano a capire qualcosa senza far soffrire).