Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 23
2 - 2020 mese di Dicembre
ABBIAMO LETTO...
LA LUCERTOLA CHE PERSE LA CODA, DI VERONICA TRESOLDI, LETTURA
di Michela Morgana
Quello del lutto è un tema a me molto caro, aspetto della vita che ritengo fondamentale non trascurare per come impatta nella vita degli adulti. Che non vengano esclusi i bambini da un accompagnamento a misurarsi con questo tema è elemento di particolare delicatezza, tanto importanze è l’infanzia per il formare le basi per una vita adulta serena, in cui si sia in grado di provare gioia, nonostante le avversità che la vita inevitabilmente presenta. È dunque con grande interesse e piacere che ho letto La lucertola che perse la coda, di Veronica Tresoldi, edito da Psiche Libri, un piccolo libro che apre a grandi riflessioni. La scrittura è semplice e precisa, eppure evocativa, supportata dalla bellezza delle illustrazioni sulle quali la storia narrata si poggia morbidamente, quella che ci accompagna nell’entrare nell’esperienza de la lucertola che perse la coda. La spensierata lucertolina passa da una gioiosa e spensierata gioventù, orgogliosa dei propri doni, all’incontro traumatico con il dolore e la perdita; tale esperienza la espone allo stravolgimento dell’esperienza e del senso di sé, a una profonda crisi di identità in cui rimangono coinvolte anche le relazioni più care.  Si rende dunque necessaria la creazione di uno spazio e di un tempo di elaborazione della perdita, distinto e protetto, seppure sempre inserito nel proprio contesto, rispetto allo scorrere della vita “di prima”; spazio e tempo che nella narrazione si esprimono attraverso i semplici e potenti simboli legati al mondo della natura, con i suoi cicli di morte e rinascita. Accettare di vivere questo tempo di cura e risignificazione, fino al ritorno nel mondo esterno con la ripresa delle relazioni e con rinnovata gioia, è ciò che permette alla lucertola di riscoprirsi, uguale e diversa da prima, portatrice di una storia che anche nella ferita patita le è propria; dopo questo periodo elaborativo, è possibile l’apertura al nuovo tempo che la attende; questo nuovo tempo, pur non restituendo in modo identico ciò che è stato in passato ed è andato perduto, può ancora essere portatore di esperienze vitali e piene di significato. 

Giungere a questo rinnovato senso di sé e di partecipazione alla vita passa attraverso un tempo di elaborazione scandito anche dal silenzio e dal ritiro in penombra rispetto alla sovraesposizione a un mondo fattosi improvvisamente a tinte troppo forti per poterci stare a proprio agio. Queste forme di silenzio e ritiro non sono quelle dell’evitamento, dell’elusione della realtà della sofferenza, sono piuttosto le condizioni riconosciute come benefiche per un incontro protetto con essa. Riconoscere l’importanza e sensatezza di questo bisogno, porta a poterlo assecondare in modo positivo e utile, superando un pregiudizio potenzialmente contagioso di una società che mal tollera la lentezza e celebra l’attività, financo a spingere verso la fretta. Questo tempo di elaborazione riallaccia il “prima” dell’evento traumatico al “dopo” che può esserci. È importante per un bambino, come anche per un adulto, non sentirsi “sbagliato” e inadeguato in presenza di emozioni e sentimenti nuovi e disturbanti; in particolare per un bambino è importante non essere lasciato solo, potendo egli sperimentare uno stato di confusione e disorientamento di fronte a una tristezza nuova e sconosciuta. Una presenza che sappia essere non intrusiva rispetto all’inquietante scoperta di emozioni dolorose, e talvolta anche del vuoto dentro di sé, è quanto mai preziosa per un bambino; egli ha bisogno di poter esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti, come anche di elaborare, oltre alle emozioni, i propri pensieri sull’accaduto.
Veronica Tresoldi ci ha donato una storia semplice e bella, impreziosita e completata dai disegni di Letizia Sala; una storia che parla ai cuori del bambino e degli adulti che gli sono accanto, delicatamente, abbracciando l’uno e gli altri. Aiutare un adulto, anche fornendogli una storia da raccontare a un bambino alle prese con il lutto, concreto o simbolico, è aiutare quel bambino.

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