Questo numero di Pratica Psicoterapeutica inevitabilmente offre spazio di riflessione alla tragica emergenza socio-economico-sanitaria del Covid-19. Alcuni articoli portano la data in cui sono stati scritti, perché fotografano la situazione di quel momento, rispetto al quale sono subentrate alcune trasformazioni, che comunque nulla tolgono alla pregnanza dei contenuti.
Giorgio Meneguz descrive le reazioni realistiche e fantasmatiche dei pazienti rispetto al Covid-19. L’Autore si chiede quale tecnica l’analista debba adottare per favorire nei pazienti un pensiero onesto, sia a livello intellettivo, sia a livello emotivo, che possa generare evoluzione nonostante i dati tragici che giornalmente emergono, e da cui non si può prescindere nel qui e ora delle sedute. Gli avvenimenti nella storia si ripetono, ma come cita Meneguz ”la specie umana non è che una minuzia fortuita nell’evoluzione dell’universo”.
Roberto Carnevali dettaglia quali cambiamenti le Istituzioni adibite alla Cura del disagio mentale hanno dovuto affrontare per permettere la continuità del trattamento psicoterapeutico. La riformulazione del setting psicoterapeutico per cui le sedute possono essere effettuate attraverso sia l’uso del telefono sia da remoto hanno generato svariate trame psicodinamiche, a volte più positive, a volte più negative nella coppia paziente–terapeuta all’interno del contesto istituzionale.
Per favorire uno sguardo non esclusivamente psicoanalitico sulla tragicità del Covid-19 Secondo Giacobbi intervista il filosofo Ermanno Bencivenga; riprendendo le parole del filosofo stiamo assistendo ad ”una pandemia di pensiero unico” che evidenzia quanto un “pensiero Altro” possa generare intolleranza, rifiuto e censura.
Roberto Carnevali allarga lo sguardo rispetto al contesto clinico, riflette e si interroga sui cambiamenti e paradossi che il Covid-19 ha suscitato in ognuno a livello personale, sociale e lavorativo. Ciò riguarda anche lo psicoterapeuta sia in quanto persona, sia in quanto professionista; ciò a cui però ogni essere umano, per stare bene psicologicamente, non può rinunciare è il legame affettivo, cioé lo stare insieme agli altri.
Emanuele Visocchi riporta nel suo articolo i vissuti emotivi che il Covid-19 gli ha suscitato; il respiro che è sempre stato vita diventa infettato e può generare morte. Questa trasformazione in negativo può fare comprendere i vissuti terribili della psico(pato)logia psicotica in cui l’Altro è portatore di distruzione e di minaccia.
La rivista Pratica Psicoterapeutica ha voluto poi riproporre il suo cavallo di battaglia, due casi clinici, descritti precedentemente al virus.
Emanuele Visocchi presenta la complessità estrema di un trattamento psicoterapeutico con una paziente estrema, Giulia, con caratteristiche borderline – istrioniche, inglobata in un registro materno simbioticamente arcaico. Il caso viene commentato sia da Secondo Giacobbi, che rivendica ancora di più l’importanza di un atteggiamento neutrale con una paziente già così ribelle, sia da Luca Mazzotta, che ripropone l’importanza del lavoro sulle difese della paziente per non farla sentire minacciata o ferita da interpretazioni sui contenuti ancora non assimilabili dal suo Io.
Sara Pagani ci confronta con il dramma depressivo di Michela, paziente di circa sessant’anni che non è riuscita a condurre la propria vita come una parte di sé invece desiderava. Davide Fiocchi evidenzia il tocco di sensibilità preconscia della terapeuta nel rendere la personalità della paziente, già affranta appunto dal dolore di una vita non vissuta, consapevole rispetto a nodi spinosi.
Entrambi i casi sono descritti da colleghi formati presso la SPP e vengono commentati da tre psicoanalisti della Redazione, ma la nostra speranza è che nei prossimi numeri della Rivista altri colleghi, anche che non appartengono all’Istituto SPP, abbiano voglia di descrivere loro casi clinici o di esprimere il loro punto di vista sia sul materiale terapeutico presentato, sia su contenuti scientifici della Rivista.
Per terminare questo ricco numero di Pratica, che vuole testimoniare una risposta vitale alla pulsione di morte del Covid-19, altri due articoli.
Secondo Giacobbi analizza la realtà, sociale e psichica, dei giovani adulti, spesso bloccati nel loro processo di individuazione ed emancipazione, non solo per l'attuale fase storica dove precarizzazione e sfruttamento trionfano, ma anche per un contesto familiare in cui dominano valori materni iperprotettivi e in cui è poco presente il registro paterno con i suoi valori del limite e dell'autonomia.
Giorgio Meneguz propone nuove considerazioni, dopo quelle di Carnevali del numero scorso, sulla fiction Oltre la Soglia, in cui l’accento viene messo sia sulla descrizione “piuttosto dozzinale” delle figure dei medici, della psicologa e in particolar modo della donna/primario, pazza e geniale, sia sulla visione estrema dell’origine biologico-organica della malattia mentale, che poco si integra con l’uso estremo dell’intuizione come tecnica di cura di cui sembra abusare la neuropsichiatra.
Auguro a tutti una buona lettura, ma soprattutto una graduale ripresa dal lock-down a cui il Covid-19 ha costretto, con nuovi pensieri e nuove riflessioni da condividere insieme nel prossimo numero.