È molto significativo che un numero elevato di gruppi di discussione (8 su 28) si sia occupato, al Convegno ASP di Desenzano, di problemi relativi all'identità di genere e all'omosessualità. E' un dato clinico che corrisponde alle trasformazioni ed ai travagli della società e della cultura post-moderne. Come si pone la psicoanalisi di fronte a tutto ciò? Non dimentichiamo che la psicoanalisi del primo Novecento (da Freud sino alla Scuola di Francoforte) ha esercitato una critica spregiudicata del costume e della società, e dei suoi pregiudizi e conformismi. La psicoanalisi contemporanea ha un po' smarrito l'antica vocazione all'analisi del sociale; ciò appare tanto più inopportuno quanto più nuovi conformismi stanno omologando la nostra società e la nostra cultura. L'antico conformismo sessuofofico è stato, di fatto, spazzato via, per la verità più ancora per il concorso di fattori di ordine socio-culturale e medico-farmacologico che per il diretto contributo della psicoanalisi. L'omosessualità, specie negli ultimi anni, è stata ormai ampiamente accettata nelle società occidentali, tant'è ch'essa non è quasi più clandestina e nascosta, ma visibile e, talora, esibita. La mia impressione è che, accanto agli antichi conformismi, ne siano oggi nati di nuovi, altrettanto dogmatici. Entra qui in campo un fattore di ordine ideologico-culturale, che concerne aspetti della cultura e del costume post-moderni, tra i quali una netta, idiosincratica, viscerale ostilità al riconoscimento, in particolare, delle “differenze” psico-biologiche di base, che organizzano lo psichismo umano e l'atteggiamento di fronte alla realtà e alla vita: differenze di GENERE (maschile/femminile), differenze di GENERAZIONE (generati/generanti), differenze di RUOLI AFFETTIVI (padri/madri). Si tratta di un disconoscimento che la psicoanalisi, specie quella francese, mette in relazione, come è noto, con la perversione e con la psicosi, col diniego della castrazione e del divieto edipico, con la fantasia onnipotente dell'auto-generazione, con la simbiosi madre-bambino. Curiosamente, ma non paradossalmente, la società post-moderna nella misura in cui disconosce le DIFFERENZE basali della condizione umana, riafferma ed esaspera le DISEGUAGLIANZE sociali, religiose, soprattutto economiche. Alcuni interessanti lavori e testimonianze presentati al Convegno di Desenzano hanno concentrato il loro interesse sulle cosiddette “famiglie non tradizionali” (cioè omosessuali) e sulla loro idoneità all'adozione e alla genitoralità. Non ho difficoltà a dichiarare che ritengo le coppie omosessuali non idonee in questo senso. Il bambino ha bisogno di una madre e di un padre, ha cioè bisogno di due figure genitoriali differenziate sul piano dell'identità corporea di genere e, auspicabilmente, differenziate anche sul piano dei ruoli affettivi (i due generi sessuali sono infatti portatori di valori affettivi diversi e differenziati, che devono potersi esprimere e completare dialetticamente nella estrinsecazione delle corrispondenti funzioni parentali). Dopo di che, ovviamente, il bambino ha bisogno anche di altre cose e non è detto, come ben sappiamo, che coppie “tradizionali” siano in grado di rifornirlo adeguatamente al riguardo. Questo discorso vale, a mio avviso, anche per una situazione clamorosa (mostrata in un video a cura di una Associazione di “omofamiglie”) in cui la maternità viene acquisita, all'interno di una coppia omosessuale femminile, mediante fecondazione artificiale. Commentando il film qualcuno ha osservato che la triangolarità edipica verrebbe comunque garantita dalla presenza di un “terzo”. L'osservazione mi sembra singolarmente ingenua e profondamente antipsicoanalitica, poiché la terna edipica non va intesa in senso meccanicamente “aritmetico”: il “terzo edipico” è l'Altro, è l'alterità maschile e paterna nella sua diversità e specificità. Perchè non ci siano equivoci esprimo qui la mia posizione di laico intransigente, assai preoccupato della crescente clericalizzazione della società italiana, ma al tempo stesso infastidito da qualsiasi conformismo, sia esso di destra o di senistra. Alcuni affermano, per sostenere il diritto di tutti all'adozione (cioè, teniamolo ben presente, ad un riconoscimento da parte dello Stato della idoneità ad acquisire la genitorialità) che la pari dignità e gli identici diritti degli individui dovrebbero garantire ad essi, oltre la libertà di orientamento sessuale, anche il diritto degli omosessuali di avere figli (mediante appunto adozione o fecondazione artificiale per le donne omosessuali) indipendentemente da quell'orientamento e dal loro status socio-familiare. Mi sembra un'idea astrattamente soggettivistica dei diritti sociali. E il diritto dei bambini di essere generati o adottati da un padre e da una madre, e di rispecchiarsi in essi, in essi individuarsi e, a loro volta, soggettivarsi come individui incarnati, sessualmente costituiti e differenziati?