Guido era autentico, diretto, leale, e sempre umano e disponibile. Abbiamo lavorato circa una quindicina d’anni assieme, lui come Direttore Scientifico e io come Segretario Scientifico. Ci siamo sempre “desiderati e trovati”, bastava uno sguardo e ci capivamo. È stato un grande clinico e un grande psicoanalista. Dico ciò perché spesso mi ripeteva: “Simone prima devi essere un vero clinico, devi capire chi è il paziente e come puoi aiutarlo, dopo psicoanalista, cioè inquadrerai in profondità i suoi fantasmi e saprai come utilizzarli unicamente per farlo stare meglio nella vita”.
Guido aveva una forte personalità; mi sono “arreso” alla sua saggezza e acutezza, mi ha sempre riconosciuto quando avevo ragione; eravamo due lottatori sul ring che sapevano amarsi, scontrarsi, piangere e ridere assieme, nel tempo siamo diventati veramente intimi, e sempre onesti e leali l’uno con l’altro.
Una delle frasi più belle che mi ha detto dopo una supervisione è stata: “Simone, per come sei fatto, nella vita potevi fare solo lo psicoanalista”. Queste parole mi sono entrate dentro, e si sono incise nel mio cuore.
Ci frequentavamo spesso, per anni è stato il mio supervisore, poi lavorando gomito a gomito parlavamo dei nostri pazienti, delle nostre teorie psicoanalitiche – lui partiva rigorosamente da Freud per arrivare alla Psicologia del Sé… –, facevamo progetti scientifici per sviluppare al meglio la nostra SPP e la nostra Rivista. Abbiamo condiviso anche alcuni dispiaceri, come il non essere riusciti ad aprire insieme una struttura clinica con posti letto per pazienti psichiatrici…; poi tra le righe uscivano anche le nostre biografie, ci guardavamo e ci capivamo.
Guido, veramente grazie per come sei stato, ci mancherai molto e ti porteremo sempre con noi.