Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 18
1 - 2018 mese di Giugno
ABBIAMO LETTO...
IL TRAUMA DIMENTICATO. L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI NELLE PSICOTERAPIE
di Secondo Giacobbi

Il libro a cui mi riferisco è Il trauma dimenticato. L'interpretazione dei sogni nelle psicoterapie: storia, teoria, tecnica, di Luigi Antonello Armando e Marianna Bolko, FrancoAngeli, Milano, 2017.

Gli autori partono dalla notissima teoria freudiana del sogno, per la quale il sogno è il prodotto camuffato di una operazione mentale, che da un lato è diretta a preservare il sonno (ad es. rielaborando stati fisici del dormiente o stimoli ambientali, che potrebbero risvegliarlo), dall'altro lato il sogno assolve anche, e soprattutto, alla necessità dell'uomo, essere costitutivamente conflittuale ed esposto alla frustrazione dei propri desideri, di allucinare oniricamente tali desideri ed in particolare quei desideri, più profondi e rimossi in quanto proibiti, che sono connessi alla vicenda edipica ed alla strutturazione edipica della mente. Come è noto molto è stato detto e scritto, anche all'interno della psicoanalisi, per contestare o arricchire tale modello interpretativo. Gli autori del libro sottolineano, però, come lo stesso Freud si sia dichiarato insoddisfatto del suo modello, che solo grazie ad acrobazie assai poco convincenti, si sforza di salvare facendo rientrare in esso i sogni di angoscia, di punizioni, post-traumatici e persino quei sogni telepatici cui in particolare marianna Bolko ha dedicato interessanti studi. E così essi si propongono di accettare la sfida che lo stesso fondatore della psicoanalisi aveva rivolto agli psicoanalisti di esplorare "al di là" e "oltre" il modello interpretativo basato sul complesso di Edipo ed il suo costituirsi come "ombelico" del pensiero onirico. Su questa strada gli autori del libro segnalano all'attenzione dei lettori un episodio di dimenticanza da parte di Freud (del nome di un pittore italiano) che si verificò durante uno dei suoi viaggi in Italia. Il fondatore della psicoanalisi era un grandissimo ammiratore dell'arte italiana del Quattro-Cinquecento, che suscitava in lui emozioni profonde e perturbanti, in una sorta di "sindrome di Stendhal", che consente, secondo Armando e Bolko, di parlare di vere e proprie esperienze "traumatiche". Viene qui proposta una concezione inedita, in ambito psicoanalitico, del trauma. Laddove esso era, ed è tuttora, soprattutto inteso in senso negativo, lesivo e distruttivamente destabilizzante gli interni equilibri psichici, nel libro esso viene inteso anche come evento che, nella sua traumaticità, apre ad una dimensione mentale più profonda e più "alta", certamente destabilizzante, ma potenzialmente, purchè non negata od obliata, arricchente. Quanto a Freud, egli parlò, al riguardo, ricordano gli autori, di bellezza "assoluta" e "straniante" e tanto ambigua e "spaesante" da essere obliata. Ci troveremmo qui di fronte, sostiene Armando, ad un incontro, assolutamente inedito nella cultura europea moderna, con quello che egli chiama "la cultura del mondo interno" e cioè con un atteggiamento della mente, sia cognitiva che emozionale, che si apre al senso della complessità e del mistero, superando ogni contrapposizione soggetto/oggetto (così caratteristica della cultura scientifica moderna) ed ogni riduzionismo razionalista e scientista. Di tale "cultura del mondo interno" Armando segnala, come antesignani ed alfieri, alcuni autori dell'Umanesimo italiano e grandi personalità come Leonardo e Machiavelli (opportunamente da lui rivisitato). Credo che si possano aggiungere anche autori e personaggi di quella cultura umanistico-rinascimentale (da Pico a Ficino a Giordano Bruno) nei quali la filosofia e la nascente speculazione scientifica si coniugavano con un profondo senso del mistero e della magia del mondo. Dopo di loro la cultura dell'Occidente europeo avrebbe imboccato un'altra strada, quella della scissione tra un intelletto razionalistico, orientato al meccanicismo ed alla negazione di qualsiasi "cultura del mondo interno" ed una concezione del cosmo e della vita, inclusiva di ciò che va al di là del dato immediatamente empirico e materialistico. Secondo gli autori Freud sarebbe contemporaneamente e drammaticamente espressione di entrambe le culture. Ed è nella prospettiva di un superamento di quella scissione che essi propongono non solo una concezione nuova del fenomeno onirico, ma anche una nuova tecnica di interpretazione dei sogni  nell'ambito del trattamento clinico psicoanalitico. Numerose, nel libro, le esemplificazioni di tale metodo. Per quanto mi riguarda più direttamente l'aspetto forse più stimolante del libro è però rappresentato dallo sguardo che viene riservato alla storia culturale dell'Occidente, indagata con un profondo senso psicodinamico e psicostorico, nella consapevolezza che il processo storico è anche agito da forze inconsce che vanno al di là della dimensione economico-sociale e ideologico-politica.

Torna al sommario