Caro Alfredo,
di te ricorderemo l'intelligenza e la sensibilità.
Eri un raffinato e originale psicoanalista, ci mancheai, eri il nostro Charcot.
La tua morte, dopo il dolore del lutto, ci darà forza per tenere viva la psicoanalisi del desiderio e della possibilità di pensare ciò che fa paura pensare, compresa la Morte.
Ciao Amico.
I tuoi compagni della Redazione di Pratica Psicoterapeutica
Il 14 dicembre 2017 il nostro amico Alfredo Civita, compagno di lavoro e di avventure della mente e del cuore, se ne è andato improvvisamente. Il suo cuore grande ha cessato di battere, lasciando un vuoto incolmabile e un’eredità spirituale che cercheremo di ben amministrare. La sua scomparsa ci induce a una profonda riflessione, che vorremmo trasmettere ai lettori di Pratica Psicoterapeutica.
Abbiamo posticipato di un mese (o poco più) l’uscita di questo numero per ristrutturarlo in funzione di questo evento, senza dimenticarci di offrire ai lettori uno spazio clinico, e riflessioni teoriche che affrontassero comunque i temi che Pratica Psicoterapeutica ormai da molti anni affronta e stimola ad affrontare.
Avendo un contributo di Alfredo scritto espressamente per questo numero, alcuni di noi hanno elaborato dei commenti, in forme differenti, a seconda di ciò che questo scritto ha evocato. Guido Medri, Sara Maccario, Roberto Carnevali e Luca Mazzotta si sono fatti interpreti, ciascuno secondo il suo stile, di ciò che il nostro amico ha lasciato nello spazio condiviso della rivista e in ciascuno di noi alla luce del rapporto, per alcuni di lunghissima data, che con lui si era instaurato e sviluppato sul piano professionale, culturale e soprattutto affettivo.
Il numero ha mantenuto la sua struttura e propone un caso clinico presentato da Alessandra Genta, psicologa in formazione alla psicoterapia, che si interroga sulla parte giocata dall’empatia nella relazione terapeutica. Sara Maccario e Roberto Carnevali commentano il caso da due punti di vista differenti, aprendo alla possibilità di un dibattito su questo tema.
Un dibattito che si è aperto da più di un numero della rivista, e che continua a sollecitare commenti e riflessioni, è quello sul tema del diniego, che ha preso le mosse da uno scritto di Guido Medri comparso sul N. 14 (1-2016). Qui è Luca Mazzotta che riprende il discorso, mettendolo in relazione al “come se” analitico e all’impossibilità di accedervi provocata dal meccanismo del diniego.
Completano il numero una riflessione teorica di Secondo Giacobbi sulla relazione e su come se ne fa uso nel lavoro analitico e, per Psicoanalisi e Istituzione, un contributo di Roberto Carnevali che, a partire da un Congresso svoltosi a Padova nel novembre 2016, affronta il tema dell’“agonia dell’identità” nell’ambito del lavoro psichiatrico, considerando non solo ciò che accade nei e coi pazienti nel lavoro terapeutico ma anche ciò che accade agli operatori nelle crisi di identità che il lavoro d’équipe in istituzione può comportare.
The show must go on! Alfredo, non ti dimenticheremo mai, e continueremo in questo lavoro che con te abbiamo avuto il piecere e il privilegio di condividere.
La Redazione