Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 2
1 - 2010 mese di Giugno
EDITORIALE
EDITORIALE
di Il Comitato di Redazione

Il secondo numero, primo del 2010, mantiene la suddivisione in sezioni, tenendo conto di quelli che sono stati gli impliciti suggerimenti dati da chi ha inviato i propri lavori. Nella sezione "Clinica" compare così uno scritto di Jaime Ondarza Linares, gruppoanalista di fama internazionale, che, concepito per un workshop, viene proposto ai nostri lettori come testo di teoria della clinica, dove viene descritta la gruppoanalisi, con la prospettiva che la sottende, come modalità operativa che particolarmente favorisce il processo trasformativo della terapia. Ci sono ancora molti lavori ad opera dei membri della redazione, ma abbiamo anche ricevuto numerosi contributi esterni, tra cui l'interessante scritto di Grujela e Rosso, che si porrebbe a cavallo fra la riflessione socio-culturale e la teoria della clinica, ma che abbiamo preferito collocare in questo secondo ambito per sottolineare la centralità della "pratica" nelle intenzioni di tutti noi che abbiamo voluto dare vita a questa rivista.
Tra gli "esterni" (che ci auguriamo familiarizzino col nostro lavoro e diventino dei collaboratori a tutti gli effetti) segnaliamo lo scritto di Davide Bruno, psichiatra che opera in ambito istituzionale, che ci offre molti stimoli di riflessione non solo in relazione al lavoro in un Centro Psico-Sociale, ma anche volgendo lo sguardo all'etnopsicologia e ai fenomeni transculturali.
Rispetto al contesto socioculturale, Medri e Giacobbi ci offrono le loro riflessioni sui rapporti tra la psicoanalisi, sempre vista da una prospettiva clinica e, rispettivamente, il buddismo (prendendo spunto da uno scritto di Safran, uno dei massimi esponenti di questa corrente) e la cultura postmoderna.
Rispetto alla formazione, Maschietto propone una visione molto puntuale di quello che ritiene debba essere il percorso di uno psicoanalista, riferendosi in modo particolare alla Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica, ed evidenziando quelli che ritiene essere dei nodi problematici, per i quali offre ipotesi di soluzioni.
Rispetto all'istituzione, oltre al caso clinico di Bruno abbiamo una riflessione di Carnevali sul senso del rendere "consapevole" un cronico della sua cronicità, dove si cerca di mettere in discussione alcuni pregiudizi che l'autore ritiene diffusi tra gli operatori della psichiatria.
Completano il quadro alcuni commenti e "commenti ai commenti". Ritenendo che uno degli scopi della nostra rivista sia aprire un dibattito circolare, caldeggiamo ogni rimando a scritti precedenti. Siamo dunque lieti di constatare che alcuni commenti hanno stimolato i lettori o gli autori a farne tesoro, producendo nuove riflessioni che, come nel caso della risposta di Carnevali a Meneguz, hanno avuto un significativo riverbero nella pratica operativa.
Ci auguriamo che questa modalità si sviluppi ulteriormente, coinvolgendo i lettori e stimolandoli sempre più a collaborare.
Buona lettura.

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