Questo numero esce in un momento di crescita particolare. Abbiamo superato i 9.000 ingressi e continuiamo a ricevere richieste di registrazione di psicologi e psicoterapeuti, anche medici, per l’accesso allo spazio clinico protetto. Abbiamo anche un coinvolgimento dei lettori molto più ampio nel portare contributi che sappiano animare un dibattito, tanto che da questo numero apriamo uno spazio denominato per l’appunto “Il dibattito” come rubrica a sé stante. La rubrica è trasversale rispetto alle altre, e lo spunto iniziale potrà essere clinico, teorico, storico o, come in questo caso, relativo alla psicoanalisi nell’istituzione e anche al contesto socio-culturale, a partire dalla lettura di un libro.
I primi articoli toccano vari argomenti: una incredibile psicoterapia con una bambina con mutismo elettivo, un commento su un caso presentato nello scorso numero (a questo proposito ricordiamo che si possono riprendere e commentare scritti e anche casi non solo del numero precedente, ma pure di tutti gli altri), un richiamo alle considerazioni di Kohut sul tema dell’aggressività, un importante lavoro sui fondamenti storici ed epistemologici alla base delle conoscenza in psicologia e in psichiatria.
A partire invece dallo scritto che commenta il libro Matrimonio manicomio, in cui Medri, alla fine, si domanda dove sono finiti i malati di mente, tutti i lavori successivi vertono su questo solo argomento. Ne esita un dibattito (che, come s’è detto, inaugura la nuova rubrica “trasversale”) che verte sia sulle conseguenze in ambito istituzionale derivate dalla legge Basaglia, sia sul mutamenti nell’immaginario culturale della rappresentazione della follia. Per ultimo si è aggiunto anche lo scritto di Ferruccio Cabibbe, l’autore del libro.
Evidentemente questi temi sono di assoluta attualità e risvegliano l’interesse di tutti. Prevediamo quindi, e anche ci auguriamo, che altri contributi nei prossimi numeri alimentino la discussione.